Venerdì 20 Dicembre 2024
BEATRICE RASPA
Cronaca

Blitz anti ’ndrangheta. Arrestata anche una suora: "Favori in carcere ai clan"

La religiosa è accusata di aver veicolato pizzini dentro e fuori dalle celle. Eseguite trenta misure cautelari. Ai domiciliari anche due politici.

Suor Anna Donelli, 57 anni, da tempo è impegnata nelle carceri della Lombardia

Suor Anna Donelli, 57 anni, da tempo è impegnata nelle carceri della Lombardia

Avevano messo in piedi a Brescia una "locale", una cellula ‘ndranghetista germinata dalla cosca Alvaro di Sant’Eufemia dell’Aspromonte, autonoma dalla casa madre, ma ad essa ispirata nelle condotte – utilizzo di violenza e minacce, usura, estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, riciclaggio di montagne di cash da fatture false, voto di scambio –; così pervasiva da essere "riconosciuta a più livelli come un’entità parastatale a cui rivolgersi per ottenere finanziamenti, risolvere controversie, avere protezione", a sentire il procuratore Francesco Prete. Una pervasività tale, sostiene l’accusa, da avere inglobato non solo politici e imprenditori, ma persino una suora.

Suor Anna Donelli, classe 1966, cremonese di casa a Milano, da oltre 15 anni, volontaria nelle case di reclusione, è stata posta ai domiciliari per concorso esterno all’associazione mafiosa. Stando alla DDA di Brescia, che ha condotto due indagini parallele con la Mobile, la Finanza, i carabinieri e i rispettivi servizi centrali – una trentina le misure cautelari eseguite ieri, con 1,8 milioni di euro posti in sequestro preventivo e perquisizioni tra Brescia, Lecco, Reggio Calabria, Milano, Como, Varese –, la religiosa "ha messo a disposizione in modo continuativo" del sodalizio, costituito dal calabrese Stefano Terzo Tripodi, 62 anni, e dal figlio quarantenne Francesco, titolari di uno sfasciacarrozze e di una ditta di rottami a Flero, hinterland bresciano, la propria opera di assistenza spirituale nelle carceri.

In pratica, avrebbe veicolato messaggi tra soggetti del clan e detenuti, ha decretato il gip, Matteo Guerrerio. Suor Anna, nell’ambito della propria decennale frequentazione di San Vittore e delle carceri bresciane da volontaria, avrebbe fatto l’ambasciatrice di pizzini mafiosi "contenenti ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai sodali o contigui", si apprende dalle carte. Ancora, avrebbe ricevuto informazioni dai detenuti "utili a pianificare strategie criminali di reazione" alle attività delle forze dell’ordine e della procura, aiutato i reclusi a comunicare con i parenti pur essendo vietato e risolto dissidi fra fazioni. La suora era così fidata da aver fatto dire al presunto boss, intercettato, "è una dei nostri".

Non a caso Tripodi padre, che più volte l’avrebbe incontrata a Flero, la inviò in carcere a Brescia a trovare l’amico Francesco Candiloro, pasticcere arrestato nel 2019 per reati di mafia e ritenuto coinvolto nell’omicidio del fratello di un pentito e nell’organizzazione di un secondo delitto. Indicazione: presentarsi come "l’amica di Stefano". Suor Anna dal canto suo pareva conoscere il potere dei Tripodi - il padre si ritiene fosse al massimo livello della "Società maggiore", con il grado di santista - tanto che in occasione di un incidente capitato a una nipote, l’avrebbe tranquillizzata riferendole che avrebbe risolto il guaio grazie ai suoi "amici".

Nata nel 2020, l’indagine ha portato in carcere oltre ai Tripodi i presunti collaboratori: Claudio Ruggeri, Pietro di Bella, Loris Marraffini, Andrea Cotante, Vincenzo Iaria, Domenico Larocca, Michele Oppedisano, Antonio e Francesco Scarcella, Michelangelo e Michele Zangari e Hanwei Zhao. Ai domiciliari due politici bresciani: l’ex consigliere comunale, Giovanni Acri (FdI), ritenuto il medico di fiducia dei "feriti" del clan (fresco di un patteggiamento per corruzione), e l’ex assessore e candidato sindaco in quota Lega nel 2021 a Castelmella Mauro Galeazzi (già arrestato per tangenti ma assolto).