Cagli, (Pesaro-Urbino) 29 maggio 2017 - Massimiliano Mecozzi, nato a Roma nel dicembre del 1962, medico dal 1996, sposato, figli, una casa in mezzo alla collina di Pesaro, è omeopata ma non si sa perché. L’Ordine dei medici di Pesaro a cui è iscritto gli ha chiesto ripetutamente quali titoli avesse per praticare l’omeopatia, ma non ha mai risposto. O meglio, una mail l’ha inviata: «Non mi interessa rispondervi». Nessuno però finora gli ha fatto altre richieste. Così come nessuno si è posto il problema di capire che cosa abbia fatto per quattro o cinque anni dopo essersi cancellato dall’albo dei medici, per poi ripresentarsi e iscriversi di nuovo. In quella pausa era diventato facchino o tuttofare in un supermercato di Varese dove era accorso per seguire un’associazione religiosa dal nome ‘Roveto ardente’, finita anche nelle pieghe di un’inchiesta chiusasi con un non luogo a procedere. Lui non venne indagato, ma faceva parte di quel gruppo mistico-spirituale che prevedeva l’apocalisse imminente tanto da abbandonare la professione medica per anni diventando operaio e addetto al carico e scarico del market. Poi l’esperienza di ‘Roveto ardente’ è finita e Mecozzi si è tolto la tuta di lavoro e ha reindossato il camice bianco. Mietendo grandi successi grazie alla capacità di convincere oltre misura i suoi pazienti.
Bimbo morto di otite, indagati genitori e omeopata
LO DIMOSTRA una lettera arrivataci ieri in redazione, scritta da un gruppo di famiglie che curano i loro bambini con l’ausilio del dottor Mecozzi. E lo difendono attribuendo l’ultima scelta ai genitori: «Noi siamo un manipolo di famiglie che si curano anche con l’omeopatia affidandoci al dottor Mecozzi. Ci siamo sentiti ascoltati, aiutati a capire e a decifrare meglio i sintomi, ci spiegava cosa fare e spesso ha risolto disturbi che altri non avevano né capito né diagnosticato. Si poteva avere dei dubbi? Certo! La responsabilità ultima è sempre del genitori».
PAROLE che dimostrano come il medico abbia un grande ascendente su migliaia di pazienti che affollavano i suoi due ambulatori portandogli bambini di tutte le età. Lui adottava il sistema di farsi pagare una volta all’anno. Poi visitava abitualmente senza percepire altri soldi. Non andava mai a domicilio. Lo ha fatto una sola volta: martedì scorso, per Francesco. La madre lo supplicava, gli diceva il bimbo stava male. Lui ha fatto uno strappo alla regola ed è andato fino a Cagli. Gli ha dato delle goccine strane. Il bimbo ha sorriso: «Visto che sta meglio? Tra poco sarà guarito». Dodici ora più tardi sarebbe entrato in coma.
L’ORGANIZZATRICE di un corso di formazione probiotica lo ha avuto fino a due settimane fa come partecipante: «Non mi sembrava un oltranzista dell’omeopatia». Ai genitori di Francesco invece vietava, pena le peggiori conseguenze per il bambino, di avvicinarsi alla medicina tradizionale. L’antibiotico era una minaccia, non la salvezza del bimbo. Rimanendo convinto di questo fino a quando il bimbo ha chiuso gli occhi, entrando in coma, sopraffatto dall’infezione. Il nonno del piccolo ha giurato che dedicherà lavita a perseguire nelle aule di tribunali il dottor Mecozzi per «la tragedia che ci ha provocato».