Torino, 25 agosto 2023 – Il bimbo morto per la puntura di calabrone e il chirurgo che ha eseguito il trapianto dei suoi reni alle Molinette di Torino (come per il fegato, gli altri 2 interventi tra Bologna e Padova). Una storia che commuove.
Luigi Biancone, primario di Nefrologia nell’ospedale torinese e responsabile del programma trapianto rene negli adulti, spiega perché questa operazione è stata davvero particolare, anche dal punto di vista ‘tecnico’. Anche se, riconosce, è difficile pensare solo a questo, soprattutto quando c’è di mezzo la morte di un bimbo.
Trapianto dopo choc anafilattico
"Da noi – spiega il chirurgo – è la prima volta che si trapiantano reni dopo uno choc anafilattico. Che provoca un crollo della pressione degli organi, meno perfusi dal sangue. I reni in particolare patiscono questo fenomeno. Ma la sofferenza acuta se è gestita bene è reversibile”.
Alle Molinette “esiste un macchinario da perfusione, viene immesso un liquido nell’arteria che consente di mantenere il rene adeguatamente irrorato”.
Il pensiero per il bambino
I reni del piccolo hanno regalato una vita nuova a due adulti, un uomo e una donna. “Chiaro, il pensiero che all’origine di tutto questo ci sia la morte di un bimbo non può non colpire”, confida il primario.
Il percorso che devono affrontare i pazienti
Ma che tipo di controllo dovranno seguire i pazienti? “Le potenzialità di recupero sono decisamente ottime - spiega Biancone -. Anche dal punto di vista funzionale le prospettive sono buone. In questa fase di partenza è importante aiutarsi cercando di usare schemi terapeutici che evitino il più possibile farmaci che possano dare fastidio. Quindi i due trapiantati dovranno seguire controlli serrati”.