Novara, 25 maggio 2019 - È stato picchiato, 'martoriato con lesioni multiple' Leonardo, il bambino di quasi 2 anni morto giovedì all'arrivo all'ospedale di Novara. Lo sostiene la Procura di Novara, che nella notte ha disposto il fermo della madre, Gaia Russo di 22 anni, e del compagno, Nicholas Musi, 23 anni. L'accusa nei loro confronti è di omicidio volontario pluriaggravato. L'uomo si trova nel carcere di Novara mentre la donna, incinta, è ai domiciliari.
Il fermo nella notte, dopo che il nome della giovane madre e del compagno erano già stati iscritti nel registro degli indagati. La versione della mamma, che ai soccorritori del 118 aveva parlato di una caduta dal lettino, non ha convinto sin dall'inizio gli inquirenti, che hanno però atteso l'esito dell'autopsia per far scattare il fermo. Gli esami hanno confermato che le lesioni erano incompatibili con l'ipotesi di un incidente domestico.
IL PROCURATORE CAPO - "Le foto del piccolo sono impressionanti - spiega il procuratore capo di Novara Marilinda Mineccia - mostrano lesioni ed ematomi sul capo, occhi, torace e genitali. C'è anche una frattura del bacino, il tutto compatibile con colpi inferti a mani nude o a calci. Il piccolo, inoltre, potrebbe essere stato sbattuto contro superfici solide". Il bambino, continua, è stato vittima di una "violenza inaudita, non degna di un essere umano". E aggiunge: "E' un omicidio avvenuto in un quadro di maltrattamenti pregressi".
L'AUTOPSIA - Secondo l'autopsia, a provocare la morte del bambino, che avrebbe compiuto due anni a settembre, è stato un violento colpo all'addome. La conseguente emorragia al fegato, ha portato al decesso in meno di mezzora. Sul corpicino, il medico legale ha riscontrato ecchimosi e lesioni un pò ovunque: sul capo, sul torace, sulla schiena, persino sui genitali. Le lesioni risalirebbero alla mattina stessa del decesso.
I PRECEDENTI - Lunedi' mattina, dinanzi al gip, è prevista l'udienza di convalida del fermo. Gaia Russo aveva studiato al Liceo delle Scienze Umane di Novara e per un certo periodo di tempo aveva aiutato la famiglia nella gestione di una attività commerciale. Di Nicholas Musi si sa che fino a gennaio risiedeva a Biella ed era già noto alle forze dell'ordine per una serie di vicende di lesioni, maltrattamenti e violenza sessuale. Da quanto si apprende il giorno dell'omicidio avrebbe assunto cocaina. "Non possiamo però dire - precisa il pm Ciro Caramore, titolare dell'inchiesta - se fosse sotto l'effetto degli stupefacenti quando il bambino è stato ucciso".