Giovedì 21 Novembre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

"Bezos? Un razzista" La domestica denuncia: "Mi vietò di usare il bagno"

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di Viviana Ponchia

L’assassino è spesso il maggiordomo. Ma può bastare una governante a uccidere la reputazione del terzo uomo più ricco al mondo con un patrimonio stimato di 141,2 miliardi di dollari, oltretutto campione di beneficenza e quindi riconoscibile come miliardario buono. Jeff Bezos, il padre di Amazon e altre svariate idee redditizie, è stato citato in giudizio da una domestica per discriminazione razziale. Mercedes Wedaa, che per tre anni ha lavorato nella villa del magnate a Seattle, sostiene di essere stata costretta a uscire regolarmente dalla finestra della lavanderia per andare in bagno perché non le era permesso di entrare in casa. Le pulizie sì, la pipì no. L’avvocato Harry Korrel si è affrettato a liquidare le accuse come prive di fondamento: "Absurd". Ma la signora ha fornito al tribunale statale della più grande città dello Stato di Washington, dove ha sede l’azienda del commercio elettronico che porta pacchi in tutto il mondo, un quadro circostanziato delle disparità dentro la magione.

Né lei né il resto del personale di origine ispanica avevano accesso alla toilette, a differenza dei dipendenti bianchi. E dovevano sopportare turni di lavoro di 14 ore al giorno, senza pause e luoghi in cui consumare i pasti, per cui la lavanderia diventava una mensa. Discriminazione e sfruttamento. Non bastassero le rogne finanziarie che hanno assottigliato il patrimonio di tutti i colossi tech del pianeta, arriva questa tegola a rovinare la serenità di un uomo che dopo il divorzio da Mackenzie Scotto si è risposato con Lauren Sanchez, guardacaso di origine messicana. Mercedes Wedaa, assunta da Bezos nel novembre 2019, dice di avere patito di persona ma di avere raccolto anche le lamentele di almeno altre cinque collaboratrici.

E dipinge il multimiliardario come "aggressivo e offensivo" nei confronti di tutte, mentre con gli altri a servizio si dimostrava sempre educato e rispettoso. La racconta così: "Per 18 mesi l’unico modo di andare in bagno era arrampicarsi fuori dalla finestra della lavanderia, correre verso i garage e farla lì al piano di sotto". Certamente scomodo. Ma anche pericoloso per la salute, come si legge nelle accuse: siccome a quel punto la pipì diventava una maratona ed era meglio tenersela, "le governanti hanno spesso contratto infezioni alle vie urinarie". La signora ha citato in giudizio Bezos personalmente ma anche le due società – Zefram e Nortwiestern – che si occupano delle sue proprietà. L’avvocato del magnate insiste: "Mrs Wedaa poteva disporre liberamente delle proprie pause e dei pasti e c’erano a sua disposizione tutti i bagni di cui aveva bisogno".