di Giampaolo Pioli
La capsula della Blue Origin è salita in verticale come un siluro con i suoi oblò giganteschi e con la gente del vicino villaggio di Von Horn in Texas che applaudiva. E dopo 11 minuti, agganciata a robusti paracadute, è atterrata. Oltre ai due piloti, tutti i 4 viaggiatori a bordo – una signora di 82 anni, l’ex mancata astronauta Wally Funk che aveva visto annullata la sua missione nel 1961, un ragazzo di 18 anni Oliver Daemen destinato a diventare l’astronauta più giovane al mondo, e i fratelli Mark e Jeff Bezos – avevano tutti facce super sorridenti.
"È stato il giorno più intenso della mia vita, avevo grandi aspettative ma sono state superate. Vedere la Terra dallo Spazio ti cambia e cambia il tuo rapporto con il pianeta e con l’umanità", ha detto il fondatore di Amazon appena atterrato. La sua missione, caduta simbolicamente nell’anniversario dell’allunaggio avvenuto 52 anni fa, ha superato la linea di Karman arrivando a 106 chilometri dal suolo. Jeff Bezos, 57 anni, è andato 20 chilometri più in alto rispetto a Richard Branson che però era arrivato per primo al traguardo spaziale 10 giorni fa.
Nel brevissimo volo, i quattro minuti di assenza di gravità e la faccia incollata all’oblò sono il vero lusso di questi super viaggi per miliardari. Ma nei piani di Bezos non c’è solo la commercializzazione delle emozioni a caro prezzo andata e ritorno fra le orbite, ma la vera neo-industrializzazione del futuro che dovrebbe avvenire fra le stelle e sui nuovi pianeti. Sarà una gara scatenata dalla concorrenza globale alla quale si aggiungerà tra poco anche Elon Musk il fondatore di Tesla che dopo l’elettrico è concentrato anche lui sui voli spaziali come nuovo territorio di conquista economica e scientifica.
I governi, da quello russo a quello cinese, minacciano la militarizzazione dello Spazio come deterrenza anti-americana per recuperare il tempo perduto. La sfida si preannuncia più significativa e pericolosa di quella atomica. Ma i due grandi capitalisti Usa e il sognatore inglese pensano invece ad una sempre più imponente globalizzazione dell’attività privata anche tra i pianeti non ancora regolati da leggi, dazi e diritti d’importazione. Per questo il progetto di Bezos con Origin Blue partito quasi in silenzio più di 20 anni fa, trova nella missione di ieri il suo primo piccolo grande passo lontano dalla Terra. Diventare fornitori di razzi, aerei supersonici, navette spaziali, stazioni orbitanti, vettori interplanetari potrebbe diventare la nuova formula dell’industrializzazione americana che comunque ha bisogno di enormi capitali.
Il recupero di una leadership globale che la Nasa – che si è congratulata con Bezos dicendgli “ora lavoriamo insieme“ – per decenni si è giocata con i russi prima dell’arrivo di cinesi, potrebbe adesso passare in mani molto più private lontano dalla politica e rimanere agganciata agli stessi che sono arrivati ai capelli grigi e bianchi dopo aver inventato Micorsoft,Apple, Facebook. Anche se Branson ha ricambiato i saluti a Bezos, è pensabile che lo stesso Bezos preferisca andare da solo mentre il fondatore della Virgin Atlantic potrebbe unire le energie con Musk che si prepara a partire col suo SpaceX. Se poi riuscissero insieme a fondare un consorzio galattico anglo-americano, magari protetto dai satelliti militari e dalla United States Space Force del Pentagono potrebbero addirittura sentirsi insuperabili.