Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Morto Beppe Menegatti, regista teatrale e mentore della moglie Carla Fracci

Aveva 95 anni, il matrimonio con la “prima ballerina assoluta” durato 54 anni. Per lei ha curato decine di regie di spettacoli di danza. Il figlio: “Era esigente ma generoso con tutti”

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Beppe Menegatti e Carla Fracci

Roma, 17 settembre 2024 – È morto all'età di 95 anni Beppe Menegatti, regista teatrale e marito di Carla Fracci. Era ricoverato dallo scorso 12 settembre in ospedale a Roma, dove le sue condizioni si sono aggravate. Nato a Firenze il 6 settembre del 1929, a metà degli anni Cinquanta venne chiamato da Luchino Visconti come assistente alla regia. Collaborò in carriera con Eduardo De Filippo e con Vittorio De Sica. Curò la regia di opere, balletti e pièce teatrali di importanti autori. Lavorò per tantissimi spettacoli della moglie Carla Fracci, sposata nel 1964 e dalla quale ebbe un figlio, Francesco nato nel 1969, che fino all'ultimo in ospedale è stato accanto all'amato padre.

Menegatti e Fracci rimasero insieme fino al 2021 (54 anni di matrimonio), anno in cui la ballerina morì. Il nome del regista resterà sempre legato a quello della moglie – considerata una delle più grandi ballerine del XX secolo e incoronata dal 'New York Times' come "prima ballerina assoluta" -, di cui è stato anfitrione e mentore. 

Si erano incrociati per la prima volta nella sala prove della Scala e fu un colpo di fulmine per entrambi. "Ero l'ultimo di una fila di persone che entravano - ha raccontato Menegatti - in testa c'era Luchino Visconti, poi il coreografo Léonide Massine, quindi il compositore Franco Mannino e la costumista Lila De Nobili e poi io che portavo la borsa a Visconti. Lila si gira e dice: 'Luchino, non potrebbe essere questa qua la ragazza per la parte di Silvestra?'. E indica una fanciulla seduta per terra con i calzerotti rossi. Era Carla".

Nato come Giuseppe Menegatti a Firenze il 6 settembre 1929, fin da giovanissimo segue gli spettacoli del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e oltre che ad appassionarsi alla lirica, decide di intraprendere la strada di regista. Si iscrive all'Accademia nazionale d'arte drammatica "Silvio D'Amico" a Roma, che gli riconosce una borsa di studio. Al termine degli studi, Beppe Menegatti viene ingaggiato da Luchino Visconti nel 1954-56, che lo incarica come aiuto regista in diversi spettacoli teatrali. Lavora poi con Vittorio De Sica, Eduardo De Filippo, Luigi Squarzina, sempre in teatro, e in seguito in proprio come regista sia nel campo della prosa che in quello della lirica. Numerose le sue regie di opere liriche nei più importanti teatri del mondo. 

Prima di dedicarsi completamente alla lirica e alla danza, nella seconda metà degli anni '60, Menegatti ha curato la regia delle pionieristiche rappresentazioni assolute in Italia di autori del 'teatro dell'assurdo' come Samuel Beckett, "Tutti quelli che cadono" e "Commedia", con un gruppo di noti attori fra i quali Paola Borboni, Lidia Alfonsi e Virgilio Gazzolo. Spronato da Visconti, Menegatti già agli inizi degli anni '60 si occupa del teatro di danza ("Il balletto del festival dei Due Mondi", 1962), interesse che diventa primario grazie al matrimonio con Carla Fracci.

Per esaltare la versatilità interpretativa della celebre moglie, si dedica all'ideazione di balletti drammatici, trovando spunti sia nella letteratura teatrale ("The Macbeths", 1969; "Il gabbiano", 1970; "Mirandolina", 1983, "Il lutto si addice ad Elettra", 1995), sia in quella operistica ("Il vespro siciliano, 1992) sia in biografie di personaggi storici che riadatta in drammaturgie ("Nijinskij memorie di giovinezza", 1989; "Alma Mahler G. W.", 1994; "Zelda, riservami un valzer", 1998). Menegatti ha poi coadiuvato Carla

Fracci nella direzione del corpo di ballo dell'Arena di Verona nel 1996-97. Nella convinzione di non perdere di vista il balletto narrativo, in quegli anni Menegatti ha costruito (con l'ausilio di diversi coreografi) frammenti di balletti che si credevano scomparsi, ha rintracciato partiture musicali rare e preziose con spirito di archeologo, ha consultato vecchi libri come fonti di scorci storici e di atmosfere che poi ha raccolto in vere e proprie sceneggiature a passo di danza con interventi di prosa. Di recente, nel 2021, è stato consulente per il film biografico sulla Fracci, diretto da Emanuele Imbucci e liberamente ispirato all'autobiografia 'Passo dopo passo' a cura di Enrico Rotelli. 

Il figlio: “Era esigente ma generoso con tutti”

"Era molto esigente anche affettivamente ma molto generoso con tutti. Ha avuto la libertà di fare al massimo ciò che ha voluto per tutta la vita. Una persona generosa, quindi, ma anche fortunata”. Francesco Menegatti ricorda così il padre Beppe. “Nel lavoro - dice all' ANSA - è chiara la sua figura e la dedizione massima che chiedeva a tutti nei suoi confronti e verso la professione, come del resto faceva con sè stesso. Ha unito e legato persone a triplo filo. In tanti hanno chiamato in questi giorni ripetendo 'è stata colpa di tua padre se…', 'quella volta tuo padre mi ha cambiato la vita”. “È stato un grande collettore di anime, di esseri umani e di affetti - aggiunge -. Come ho detto per mia madre, io sono come sono per colpa loro. In questa vita fatta di figure incredibili ognuna mi ha insegnato tantissimo, Non ne sottraggo una dalla lunga lista di persone, anche più comuni, che mi hanno dato tanto. Di questo sarò eternamente grato”.

Beppe Menegatti e Carla Fracci avevano un "rapporto affettivo basato sul rispetto reciproco della loro arte”, racconta il figlio. “Ciò che li ha uniti profondamente è questa cosa strana definita con una parola limitata, arte, che racchiude dentro di sè la complessità dell'essere umano. Loro la esprimevano in modo inarrivabile”. “A quest' arte papà si è dedicato tutta la vita fino alla fine. Qualche giorno fa, quando ha avuto la possibilità di parlare con un amico gli ha detto: 'sentiamoci più in là, ci sarebbe da fare una bella cosa, ho in mente un progetto per te…'. . Non ha ceduto di una virgola fino agli ultimi istanti. Era la cosa a cui si è votato per tutta la vita. Se c' è qualcosa dopo la morte, sarà così anche dopo”.