Giovedì 4 Luglio 2024

Chi è Beniamino Zuncheddu, assolto dopo 33 anni di carcere. “La fine di un incubo”

Condannato all’ergastolo in via definitiva per la strage di Sinnai (Cagliari), è stato dichiarato innocente nel processo di revisione. “Il più grave errore giudiziario della storia italiana”

Beniamino Zuncheddu, ex allevatore di 59 anni, e Irene Testa, garante dei detenuti in Sardegna (Ansa)

Beniamino Zuncheddu, ex allevatore di 59 anni, e Irene Testa, garante dei detenuti in Sardegna (Ansa)

Roma, 26 gennaio 2024 –  Dopo 33 anni di carcere Beniamino Zuncheddu è stato assolto per non aver commesso il fatto. Lo hanno deciso oggi i giudici della Corte di Appello di Roma al processo di revisione per la strage di Sinnai (Cagliari). L’ex pastore sardo, 59 anni, era stato condannato in via definitiva all’ergastolo per triplice omicidio. Fu un errore giudiziario,  –  secondo la sentenza che oggi solleva l’imputato dalle accuse – il più grave della storia italiana. “E’ la fine di un incubo”, le parole di Zuncheddu dopo la lettura. 

La strage di Sinnai del 1991

Zuncheddu era stato finora ritenuto l’unico responsabile della strage di Sinnai (in provincia di Cagliari), in cui furono uccisi Gesuino Fadda, 56 anni, il figlio Giuseppe, di 24, proprietari di un ovile, e il loro dipendente Ignazio Pusceddu, 55enne. Nell’agguato a colpi di pistola rimase ferito il genero di Fadda, Luigi Pinna, 29 anni. Era l’8 gennaio del 1991. Il killer arrivò all’ovile dei Fadda a bordo di uno scooter, con il volto travisato da una calza, e sparò prima a Gesuino, che si trovava nella strada di accesso, per poi risalire in direzione del recinto di bestiame e fare fuoco contro Giuseppe. Pusceddu fu invece freddato mentre si trovava all'interno di una baracca assieme a Pinna. La pista che imboccarono gli investigatori fu subito quella della faida tra famiglie di pastori: all’epoca c’erano infatti contrasti tra i Fadda e gli Zuncheddu, culminati anche in gesti dimostrativi come l’uccisione di capi di bestiame. 

L’arresto e la condanna di Zuncheddu

Determinante per l’arresto e poi la condanna di Zuncheddu, che allora era un pastore di 27 anni, fu la testimonianza del sopravvissuto, Luigi Pinna, marito della figlia di una delle vittime. Pinna, inizialmente interrogato, sostenne di non aver riconosciuto l'aggressore, salvo poi cambiare versione e accusare Zuncheddu.

La difesa dell’imputato ha sempre creduto che Pinna fosse stato influenzato, in fase di indagini preliminari, da Mario Uda, il poliziotto che avrebbe mostrato al teste – prima che questi venisse interrogato  – una foto di Zuncheddu, additandolo come il colpevole degli omicidi. 

Beniamino Zuncheddu, 59 anni (Ansa)
Beniamino Zuncheddu, 59 anni (Ansa)

La revisione del processo e la sospensione della pena

Tre anni fa  l’avvocato Mauro Trogu aveva convinto la procura a riaprire il processo per esaminare nuove prove a favore dell’innocenza dell’imputato, che nel frattempo aveva passato 30 anni fra le carceri di sarde di Badu ’e Carros, Buoncammino e Uta. 

Dallo scorso 25 novembre Zuncheddu era in libertà: i giudici gli avevano sospeso la pena accogliendo la richiesta di Trogu, in attesa dell’esito del processo di revisione.

A sinistra Beniamino Zuncheddu durante l'ultima udienza del processo di revisione a Roma (Ansa)
A sinistra Beniamino Zuncheddu durante l'ultima udienza del processo di revisione a Roma (Ansa)

La testimonianza chiave

Il 12 dicembre l’udienza chiave, con il faccia a faccia in aula tra Luigi Pinna e Mario Uda. “E' lui che mi ha mostrato la foto di Zuncheddu – ha confermato davanti ai giudici di Roma Pinna – . L'agente di polizia che conduceva le indagini, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati  mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui”. Uda ha negato. 

Oggi, a distanza di due settimane il procuratore generale, che rappresenta l’accusa in un processo di revisione, ha chiesto l’assoluzione di Zuncheddu. In serata la sentenza che sancisce l’errore giudiziario. In tutti questi anni Zuncheddu si era sempre proclamato innocente. "Aspetto il giorno della sentenza per arrivare alla verità", aveva detto in una delle ultime udienze. 

L’avvocato: “E’ una persone incredibile, beveteci un caffè”

"Beniamino è una persona incredibile che non meritava quello che ha subito”. Così Mauro Trogu, ha commentato la sentenza della Corte d'Appello di Roma.”Abbiamo studiato tanto con i consulenti che mi hanno supportato - aggiunge - ci siamo convinti nell'intimo dell'innocenza di Beniamino: le carte parlavano di prove a carico assolutamente contraddittorie, le indagini difensive hanno dimostrato la falsità di quelle prove. E poi perché abbiamo conosciuto Beniamino. Io auguro a chi abbia anche solo un minimo dubbio di berci un caffè insieme e questo dubbio verrà cancellato”. 

“Il più grave errore giudiziario della storia italiana”

Festeggiano Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, giornalisti e fondatori dell'associazione Errorigiudiziari.com, che hanno seguito il caso e che oggi erano presenti in aula.  "Nella sua giornata più bella, Beniamino Zuncheddu conquista il primato più triste: diventa il protagonista del piú lungo errore giudiziario della storia repubblicana. Quasi 33 anni dietro le sbarre - spiegano - 12mila giorni di privazioni, sofferenze, dolore, lontananza dai suoi cari e dalla sua vita. Gli stessi orrori che hanno vissuto Melchiorre Contena (29 anni in carcere senza colpa), Giuseppe Gulotta (22 anni) Angelo Massaro (21 anni), Pietro Melis (18 anni)". "Secondo i nostri archivi - spiegano - negli ultimi 32 anni le vittime di errori giudiziari e ingiusta detenzione sono state complessivamente 30.778. Ogni giorno in Italia finiscono in carcere 3 persone innocenti, una ogni 8 ore. E per risarcirle lo Stato ha già speso 933 milioni di euro, al ritmo di 55 euro al minuto".