Roma, 6 febbraio 2018 - Finora mai un leader di una conferenza episcopale si era spinto a tanto su un tema delicato come la pastorale delle coppie omosessuali. Men che meno un cardinale, figurarsi un componente del C9, il consiglio di porporati che coadiuva il Papa nel governo della Chiesa. Mai nessuno prima del presidente dei vescovi tedeschi, Reinhard Marx, nomen omen, certo non nuovo a posizioni progressiste (vedesi il nodo dei divorziati risposati), che, in un’intervista al canale B5 della radio pubblica bavarese, ha sdoganato nelle alte sfere ecclesiali la benedizione in chiesa delle unioni gay e lesbiche.
“Sì, è immaginabile una possibilità simile, ma non ci sono soluzioni generali - ha detto l’arcivescovo di Monaco -. Non sarebbe nemmeno giusto, penso. È una questione di cura pastorale per i singoli casi e questo vale anche per altri ambiti che non possiamo regolare, dove non abbiamo una serie di leggi”. L’intervento del cardinale, votato al discernimento ignaziano e dal quale traspare una forte sintonia con la visione del Papa secondo cui non tutte le questioni possono essere disciplinate dal magistero, segue e rafforza le dichiarazioni espresse dal suo vice al vertice dell’episcopato tedesco nemmeno un mese fa. Anche in quel caso a mezzo stampa, ma stavolta in un colloquio con il quotidiano Neue Osnabrucker Zeitung, il vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Bode, aveva incoraggiato la Chiesa ad approfondire l’ipotesi di una benedizione delle coppie omosessuali. Da non confondere, era stata la sua precisazione, con un vero e proprio matrimonio.
Già ai tempi del doppio Sinodo sulla famiglia, svoltosi tra il 2015 e il 2016 in Vaticano, con prudenza i vescovi tedeschi, Bode in testa, avevano caldeggiato un cambio di approccio nei confronti dei gay e delle lesbiche. Spalleggiati più o meno dagli altri episcopati dell’Europa centrale, avevano però dovuto fare i conti con le chiusure delle altre Chiese nazionali, strenui quelle dei presuli africani e dei Paesi ex comunisti. Risultato, sul tema il Sinodo aveva segnato il passo, ribadendo le posizioni classiche della dottrina cattolica: vicinanza alle persone omosex, nessuna discriminazione, ma l’omosessualità va considerata ‘oggettivamente disordinata’ e gli atti sessuali fra soggetti dello stesso sesso restano ‘intrinsecamente disordinati’. Nessun riferimento, invece, alle coppie gay o lesbiche, come anche nell’esortazione del Papa, Amoris laetitia, che dell’assise episcopale tira le somme.
Ora Marx e Bode alzano il tiro. Le carte stavolta sono del tutto scoperte. È la strada che resta in salita per il fronte riformista. E i primi a saperlo sono proprio i credenti omosessuali, ancora troppo spesso oggetto nelle parrocchie di luoghi comuni e ostracismi. Vero che qualcosa sta cambiando nell'opinione pubblica cattolica, ma la soluzione per una piena armonia nella Chiesa, anche su un tema come la pastorale omosex, sembra sempre più passare da una sorta di federalismo ecclesiale che valorizzi le differenze culturali e sociali delle singole comunità nazionali, nell'unità garantita dalla verità cristiana, contrassegnata dal rispetto della dignità umana e dal primato dell'amore.