Giovedì 26 Dicembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

Vaticano, il cardinale Becciu condannato a 5 anni e mezzo di reclusione

La difesa: “Ribadiamo l’innocenza, faremo appello”. Tutti i numeri del ‘processo del secolo’

Il cardinale Giovanni Angelo Becciu (foto Ansa)

Città del Vaticano, 16 dicembre 2023 – Ci sono voluti quasi cinquecento anni per rivedere un cardinale punito col carcere dalla Chiesa cattolica. Quel che è toccato a Giovanni Morone, accusato nel 1557 da papa Paolo IV di essere in odore di eresia luterana, è capitato ieri ad Angelo Becciu, dal Tribunale vaticano giudicato colpevole di peculato e truffa aggravata nella vicenda della compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue e della gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana. Dieci imputati per reati che andavano dall’estorsione al riciclaggio, uno solo assolto, 69 testimoni, 86 udienze: sono i numeri del ’processo del secolo’, come è stato definito entro le mura leonine, durato oltre due anni e mezzo e con alla sbarra – una prima nella storia del tribunale d’Oltretevere istituito ’solo’ nel 1929 – un principe della Chiesa, l’ex sostituto agli Affari generali della Segreteria di Stato. Primo cardinale ad essere condannato penalmente in Vaticano da un organismo giudiziario composto da laici.

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Becciu, assente al momento della lettura della sentenza, è stato condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e 8mila euro di multa, in applicazione dell’ottocentesco Codice Zanardelli, dismesso dallo Stato italiano ma ancora in vigore nei processi penali vaticani. Assolto, invece, per altri peculati, abuso d’ufficio  e subordinazione di testimone. Il promotore di giustizia, Alessandro Diddi, aveva chiesto per lui sette anni e tre mesi. Se Morone trascorse più o meno un biennio dietro le sbarre di Castel Sant’Angelo, senza un verdetto passato in giudicato e prima di essere riabilitato ed assurgere a protagonista del Concilio di Trento, Becciu per il momento resta libero.

La condanna non è definitiva. Il difensore Fabio Vaglione rispetta il verdetto, assicura che leggerà le motivazioni, "ma certamente faremo appello”, in quanto “rimaniamo certi che verrà prima o poi riconosciuta l’assurdità delle accuse contro il cardinale che non ha avuto per sé e i suoi familiari alcun vantaggio”. Qualora la detenzione venisse ribadita anche dalla Corte d’Appello vaticana, Becciu potrà comunque sperare nella grazia concessa dal Papa, sulla falsariga di quanto fece Benedetto XVI nei confronti dell’ex maggiordomo Gabriele per il caso Vatileaks. La possibilità che le prigioni vaticane restino vuote è molto probabile. Così come il fatto che l’ex sostituto, privato da Francesco delle prerogative del cardinalato nelle more del processo, faccia il suo ingresso in Cappella Sistina per eleggere il successore del gesuita, nonostante la condanna non cancelli il suo diritto/dovere di voto del vicario di Cristo.

Il porporato è stato giudicato colpevole di peculato nell’ambito dello scandalo finanziario legato all’operazione di acquisto del Palazzo di Londra a Sloane Avenue. Comprato dalla Segreteria di Stato nel 2014, prima metà, e poi tutto quattro anni più tardi per la cifra di 300 milioni di euro, l’immobile è stato definitivamente ceduto. Al contempo contro Becciu ha retto l’accusa di truffa aggravata in relazione al versamento, da parte della Segreteria di Stato, di 570mila euro alla manager Cecilia Marogna – condannata a 3 anni e 9 mesi in concorso per lo stesso reato –, con la motivazione non corrispondente al vero, di essere utilizzati per la liberazione di una suora rapita in Mali. Altresì il cardinale è stato ritenuto colpevole di peculato per l’erogazione di 125mila euro finiti dalle casse della Segreteria di Stato, alla cooperativa Spes presieduta dal fratello.

Con la condanna di Becciu si conferma la tesi secondo la quale per Francesco non esistono più ’immunità’, morali o giuridiche, per i porporati. Ne sanno qualcosa Tarcisio Bertone, rimbrottato in pratica urbi et orbi per le alte spese di ristrutturazione del suo attico, Theodore Edgar McCarrick, dimesso dallo stato clericale per abusi sessuali, e di recente l’antiPapa, Raymond Burke, lasciato senza appartamento e stipendio, perché li avrebbe usati contro la Chiesa. «Il processo Becciu dimostra che il Papa crede nell’autonomia della giustizia vaticana cui attribuisce il compito di decidere in autonomia – chiarisce Pierluigi Consorti, docente di Diritto Canonico all’Università di Pisa e presidente dei canonisti italiani –. Prima i reati commessi in Vaticano erano passati sotto silenzio oppure nei casi più eclatanti perseguiti, per delega, dallo Stato italiano. I cardinali di Francesco vanno in bicicletta, come Matteo Zuppi, e riallacciano i fili della corrente elettrica al pari di Konrad Krajewski. Chi era abituato agli attici sfarzosi o al sine cura resta in panchina. E, qualora commettano reati, sanno che il Papa non li proteggerà, anzi».