Giovedì 7 Novembre 2024
DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Il progettista del Bayesian: “Solo un errore poteva farlo affondare. L’unica possibilità? Il portellone laterale aperto”

Franco Romani ha seguito passo dopo passo la genesi del 56 metri uscito dai cantieri di Perini Navi: “Se chiudi tutto, l’acqua non entra: in condizioni estreme, la barca può rollare quanto vuole, ma non va a fondo. Per questo credo che sia rimasto aperto il portellone laterale”

Viareggio, 24 agosto 2024 – “La mia valutazione? Il Bayesian ha imbarcato acqua dal portellone laterale. Altrimenti, non sarebbe mai andato a fondo”. A ripercorrere le tappe che portarono al varo del fu Salute, poi ribattezzato Bayesian, è Franco Romani, dell’ufficio progetti di Perini Navi.

Romani, in questi giorni si è parlato tanto di Bayesian. Che tipo di veliero era?

“Era una nave che aveva delle particolarità. Faceva parte della serie dei 56 metri di Perini: dieci barche in tutto, una linea dunque più che consolidata. A differenza delle altre nove, che erano tutte dei clutch, quella andata a fondo a Palermo era uno sloop: aveva dunque un solo albero, il più alto del mondo. E poi un enorme pozzetto davanti, di circa 8 metri, che consentiva di avere una zona living spettacolare. L’abbiamo costruita per un armatore olandese, poi ha cambiato proprietario e nome”.

Al comando di HearthyRose, una nave ’sorella’, il capitano David Hutchinson ha solcato i mari di tutto il mondo. Sono navi sicurissime, dunque.

“Lo conosco, David. Un grande comandante. Con il Perini è stato pure nei ghiacciai. Ma queste sono navi che possono fare qualsiasi cosa”.

Che idea si è fatto del dramma del Bayesian?

“La mia personale interpretazione è che abbiano lasciato aperto il portellone di fianco dopo la festa. Se chiudi tutto, l’acqua non entra: in condizioni estreme, la barca può rollare quanto vuole, ma non va a fondo. Per questo credo che sia rimasto aperto il portellone laterale, quello che si usa per uscire coi tender e per le immersioni. C’è un margine di 60 centimetri: quando la barca ha sbandato, sono entrate tonnellate d’acqua che hanno finito per invadere la sala macchine, se pure quella è stata lasciata aperta. E non c’è stato più nulla da fare”.

Si è parlato anche della deriva. Che ne pensa?

“La deriva poteva star su. Serve per andare a vela, non per tenere a galla la nave. Certo, se fosse stata abbassata, il veliero sarebbe stato ancora più rigido. Ma non è dirimente”.

E sugli oblò?

“Ho seguito il progetto e la costruzione dal primo giorno. E devo dire, a malincuore, che sto sentendo delle castronerie in questi giorni. Gli oblò, nelle barche a vela, sono murati. Murati. È più facile che un elefante passi dalla cruna di un ago, piuttosto che l’acqua invada l’imbarcazione dagl oblò. Vedremo quando la tireranno su... certo, mi fa un po’ strano che non abbiano cercato nessuno di noi del cantiere”.