di Andrea Spinelli
Pure misogino, no. Che quello de ’Le donne di Modena’ fosse un testo sessista Francesco Baccini l’ha scoperto l’altra sera, a Sondrio, sul palco del Premio letterario ’Notte dei poeti’ quando, durante la consegna della targa, una ragazza del pubblico ha pensato bene di dare voce a tutta la sua indignazione. Per cosa? Per quel testo di 32 anni fa in cui il cantautore genovese parla delle ragazze modenesi dicendo che "tutte fanno da mangiare, sanno cucinare, odiano stirare, e san far l’amore". "Prima di essere premiato, ho eseguito alcuni brani del mio repertorio e nell’introdurre ‘Le donne di Modena’ ho fatto una battuta dicendo che oggi forse avrei qualche problema a pubblicare un pezzo del genere perché potrei essere accusato di sessismo" racconta Baccini.
"C’era, ovviamente, dell’ironia nelle mie parole, ma, quando l’accusa è materializzata nell’aria per davvero, ho invitato la ragazza a salire sul palco e spiegarmi le sue motivazioni. Avrà avuto vent’anni e scandendo le parole come un automa mi ha detto di sentirsi offesa in quanto donna. Ho cercato di spiegarle che in realtà il testo mette alla berlina il gallismo italiano, ma niente da fare; come parlare col muro. Da un lato io lì a spiegare e dall’altro lei, arroccata sulle sue posizioni, impermeabile a qualsiasi tentativo di dialogo. Ammetto di aver provato un certo sconcerto, perché penso che portare la semplificazione del pensiero a certi livelli sia pericoloso. A parte che la parola detta è una cosa, quella scritta un’altra, infatti, nei pezzi c’è tutto un sottotesto da decifrare tenendo conto dei toni e del contesto delle canzoni. Certi irrigidimenti rappresentano un segno brutto, perché cancellano il settanta per cento dei film, delle canzoni, dei libri, su cui s’è formata la cultura del nostro paese. Usando questi parametri il Dalla di ‘Disperato erotico stomp’ andrebbe messo in galera. E che dire del Vecchioni di ‘Voglio una donna’ o dello Jannacci di ‘Silvano’?".
Questo a fronte di un mondo urban in cui invece è ammesso tutto. "Nel rap e nella trap si sentono cose inquietanti, testi malati di sessismo in cui la donna è veramente trattata come un oggetto, ma nessuno dice niente" lamenta Baccini. "Di chi è la colpa? Non della ragazza che esprime la sua indignazione come un robot, ma della mia generazione che ha portato a questo stato di cose; e di qualche cattivo maestro incapaci di aprire il pensiero dei più giovani. Anche se il trend non è certo iniziato ora, ma, forse, una ventina di anni fa. Viaggiando abbastanza all’estero, mi rendo conto che in Italia siamo tornati indietro di molto e oggi il ‘politically correct’, così come lo intendono in molti, è peggio della censura degli anni Cinquanta". Danilo Masotti, scrittore e blogger bolognese che ha sdoganato il termine umarell ha organizzato su Facebook una fiaccolata a sostegno del cantautore genovese chiamando a raccolta gli animi liberi con una promessa: "Dopo si va a mangiare, a cucinare, non si stira e si va a far l’amore".