Milano, 20 luglio 2020 - Assicura che i docenti non vedono l’ora di "tornare a scuola". E invita a far la loro "parte" i sindacati pessimisti sul rientro in aula: "Dobbiamo chiudere il protocollo di sicurezza per settembre. Noi siamo pronti da due settimane, stiamo aspettando loro", dice la ministra della Pubblica istruzione, Lucia Azzolina che oggi sarà in trasferta a Milano per partecipare al tavolo regionale per la ripresa.
Ministro Azzolina, a meno di due mesi dal primo suono della campanella ci sono ancora troppe incognite: dagli spazi ai banchi, al fatto che non ci sia posto per tutti gli alunni.
"Io dico: fateci lavorare. Non perdiamoci nelle polemiche. Siamo impegnati notte e giorno per la ripartenza. Assieme agli uffici scolastici regionali, ai dirigenti scolastici, agli enti locali. Ci sono scuole già pronte, altre più in difficoltà, le aiuteremo una per una. Non basta lanciare allarmi senza proporre soluzioni, bisogna lavorare tutti insieme. E bisogna farlo adesso".
Si riferisce forse ai sindacati? Pensa che le parti sociali accampino ’scuse’ per consentire ai docenti di proseguire con lo smart working?
"Non voglio credere alle scuse o a doppi fini. Quello che so è che anche il personale vuole tornare a scuola. Ricordo a Bergamo la gioia negli occhi di docenti e collaboratori scolastici per il primo giorno degli esami di Stato. Si sono appena conclusi e sono stati un grande risultato con cui abbiamo ufficialmente iniziato a riaprire le scuole a giugno. Tutti vogliono tornare in presenza, ognuno faccia la sua parte. Con i sindacati dobbiamo chiudere il protocollo di sicurezza per settembre. Noi siamo pronti da due settimane, stiamo aspettando loro. Va chiuso al più presto".
Può assicurare che per il 14 settembre il corpo docente sarà al completo o si rischia l’ennesima ’supplentite’?
"Stiamo lavorando per questo obiettivo. Stiamo facendo ordine in un sistema che viene da anni di tagli e che ogni settembre affronta problemi. Attribuirli a questo governo, ‘supplentite’ compresa, sarebbe un falso: sono anni che non si fanno più concorsi, se non assumi le supplenze crescono. Noi ereditiamo anni di mancati concorsi, per questo abbiamo messo a bando 78mila posti. Nel frattempo, ho voluto il meccanismo di chiamata veloce: chi vuole essere assunto subito e non trova posto nella sua regione, può andare in un’altra dove il posto c’è. Stiamo anche efficientando le graduatorie dei supplenti, svecchiando un sistema in vigore da venti anni: le digitalizziamo e mettiamo in ordine gli elenchi, affinché in cattedra vada chi è preparato per insegnare".
A proposito di preparazione: alle elementari arrivano i supplenti non laureati. Giusto?
"Si è fatto passare il messaggio che daremo le cattedre a chi non sa insegnare e non ha titolo a farlo: niente di più falso. Fino ad oggi accadeva che in cattedra potesse andare chiunque, anche chi non era minimamente formato. Noi non lo consentiremo più. Le supplenze per infanzia e primaria andranno prima a chi è abilitato, e dopo, in subordine, a chi si sta laureando in Scienze della formazione primaria, la laurea che abilita all’insegnamento per questo grado di scuola. Diamo spazio ai giovani, in un Paese che li ha spesso dimenticati".
E per i banchi multi-funzione come si sta procedendo?
"Ci stiamo lavorando con il commissario straordinario Arcuri. Il bando per il loro acquisto è pronto. Sapremo soddisfare le richieste. Con le scuole stiamo facendo la ricognizione delle necessità anche per fasce di età. I banchi innovativi di cui abbiamo spesso parlato in questi giorni riguardano i più grandi".
Rimane in piedi l’idea di fare lezioni nei cinema o nei teatri oppure a questo punto è più plausibile che si ricorra a prefabbricati in cortile?
"Sono tutte ipotesi in campo. Tutte flessibili perché ogni territorio e ogni scuola, in base anche a dove si trova, possa fare la scelta più giusta per i propri studenti. In ogni caso agevoleremo, anche con un accordo con il ministro della Cultura Franceschini, la fruizione di musei, archivi, biblioteche".
Non sarebbe stato meglio fare didattica a distanza e aspettare un eventuale vaccino per rientrare in classe dopo Natale?
"Assolutamente no, le condizioni per tornare ci sono. Le famiglie, i ragazzi, i docenti, il personale, tutti vogliono rientrare a scuola. Noi vogliamo riaprire le scuole".