Martedì 16 Luglio 2024
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Influenza aviaria, l’epidemiologo Ciccozzi: “Contagio da uomo a uomo mai provato. Ma c’è il rischio mutazione”

L’analisi del professore dopo la scoperta dell’H5N1 nelle acque reflue in Texas. “Salute animale, umana e ambientale sono collegate. Dobbiamo ragionare in termini di one health”

Aviaria, l'analisi dell'epidemiologo Massimo Ciccozzi

Aviaria, l'analisi dell'epidemiologo Massimo Ciccozzi

Roma, 13 maggio 2024 - Professor Massimo Ciccozzi, l’ultima scoperta sull’aviaria in Usa - H5N1 trovato nelle acque reflue in Texas - ci deve allarmare? “No, anzi: dobbiamo essere contenti - risponde l’epidemiologo -. Perché significa che possiamo individuare anche le acque reflue come buon indicatore della presenza del virus aviario”.  

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Ma parliamo di virus vivo?

“Non possiamo saperlo. E’ corretto parlare di pezzi di genoma virale. Naturalmente la ricostruzione del genoma richiede una grande competenza. Che hanno, ad esempio, i nostri Istituti Zooprofilattici”.  

“Ecco di cosa dobbiamo preoccuparci” 

“La preoccupazione vera – è l’analisi dell’esperto – si lega agli allevamenti intensivi. Perché in quel caso la mucca malata contagia le altre. E così il virus continua a circolare. E ogni volta che il virus circola, è sottoposto a mutazioni”.  

La prospettiva?

“Ad oggi non abbiamo prove scientifiche del contagio da uomo a uomo. Ma l’influenza aviaria è già passata nei mammiferi. E allora chi mi dice che magari tra 50 anni non possa arrivare un’ulteriore mutazione che permette la trasmissione da uomo a uomo? Questo è un pericolo”.

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Cosa dobbiamo fare?

“Prevenzione e sorveglianza. In altre parole: chi lavora con gli animali non si deve infettare. E bisogna anche andare a vedere che cosa sta succedendo. Il nostro obiettivo dev’essere one health. Perché salute animale, umana e ambientale sono collegate”.

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