Roma, 13 maggio 2024 - Professor Massimo Ciccozzi, l’ultima scoperta sull’aviaria in Usa - H5N1 trovato nelle acque reflue in Texas - ci deve allarmare? “No, anzi: dobbiamo essere contenti - risponde l’epidemiologo -. Perché significa che possiamo individuare anche le acque reflue come buon indicatore della presenza del virus aviario”.
Ma parliamo di virus vivo?
“Non possiamo saperlo. E’ corretto parlare di pezzi di genoma virale. Naturalmente la ricostruzione del genoma richiede una grande competenza. Che hanno, ad esempio, i nostri Istituti Zooprofilattici”.
“Ecco di cosa dobbiamo preoccuparci”
“La preoccupazione vera – è l’analisi dell’esperto – si lega agli allevamenti intensivi. Perché in quel caso la mucca malata contagia le altre. E così il virus continua a circolare. E ogni volta che il virus circola, è sottoposto a mutazioni”.
La prospettiva?
“Ad oggi non abbiamo prove scientifiche del contagio da uomo a uomo. Ma l’influenza aviaria è già passata nei mammiferi. E allora chi mi dice che magari tra 50 anni non possa arrivare un’ulteriore mutazione che permette la trasmissione da uomo a uomo? Questo è un pericolo”.
Cosa dobbiamo fare?
“Prevenzione e sorveglianza. In altre parole: chi lavora con gli animali non si deve infettare. E bisogna anche andare a vedere che cosa sta succedendo. Il nostro obiettivo dev’essere one health. Perché salute animale, umana e ambientale sono collegate”.
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