Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Aviaria, i sintomi del primo uomo infettato. Burioni: “Attenzione: il virus ci riprova”

Il sintomo presentato dalla prima persona contagiata da un bovino è una congiuntivite con emorragia a entrambi gli occhi. Lo scienziato Usa: “Possibili altri casi non diagnosticati”

L'influenza aviaria ha colpito i bovini in Usa

L'influenza aviaria ha colpito i bovini in Usa

Roma, 4 maggio 2024 – Il virus dell'influenza aviaria rialza pericolosamente la testa in Usa e l’allarme arriva fino all’Italia. 

Secondo il virologo Burioni “non ci sono trasmissioni uomo-uomo”, ma bisogna comunque fare attenzione. 

I sintomi del primo uomo infettato

E’ infatti stato registrato il primo caso umano collegato all’epidemia che circola tra i bovini da latte negli Stati Uniti. Il sintomo presentato dalla prima persona contagiata da un bovino è una congiuntivite con emorragia a entrambi gli occhi, senza compromissione della vista. La persona contagiata è il lavoratore di un'azienda lattiero-casearia texana la cui infezione ha fatto notizia un mese fa, rimbalzando sui media internazionali. La descrizione del caso è oggetto di una lettera all'editore pubblicata sul 'New England Journal of Medicine', firmata da esperti dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, del Texas Department of State Health Services e del Texas Tech University Bioterrorism Response Laboratory di Lubbock, del Texas Department of State Health Services di Austin. A corredo della corrispondenza un'immagine: la foto degli occhi del paziente. 

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Teme contagi sommersi lo scienziato americano Eric Topol, secondo il quale “è possibile/probabile che altre persone siano state infettate" dal virus aviario A(H5N1) che sta alimentando l'epidemia in corso tra le vacche negli Usa, "ma che non siano state diagnosticate". 

Parliamo di “sintomi lievi (una congiuntivite spontaneamente risolta, ma un singolo caso non è indicativo) – afferma Burioni, professore di microbiologia e virologia all’università Vita-Salute San Raffaele – e per fortuna nessuna trasmissione uomo-uomo. Però attenzione – avverte – , il virus ci prova". 

Lo studio: il virus circola da 4 mesi

Secondo la stima contenuta in uno studio coordinato dal dipartimento dell'Agricoltura Usa e reso disponibile sulla piattaforma bioRxiv, prima della revisione della comunità scientifica, il virus dell’influezna aviaria ad alta patogenicità A/H5N1 che sta causando diversi focolai nelle mucche negli Stati Uniti, probabilmente, ha circolato nel bestiame per circa quattro mesi prima che venisse identificato. 

Lo studio ha ricostruito l'evoluzione del virus, il suo passaggio dagli uccelli alle mucche e la diffusione nel bestiame attraverso l'analisi delle sequenze genetiche. Una delle caratteristiche dei virus influenzali è la loro capacità di mutare e acquisire porzioni da altri virus attraverso un processo definito riassortimento. Secondo la ricerca, nel virus dell'aviaria che sta infettando i bovini un evento chiave di questo tipo potrebbe essersi verificato verso la fine del 2023, quando l'agente patogeno, che circolava negli uccelli, ha acquisito parti di un altro virus dell'influenza aviaria a bassa patogenicità. Questa nuova caratteristica potrebbe aver consentito al virus di acquisire al capacità di infettare e diffondersi nei bovini. La prima infezione, secondo le ricostruzioni, è avvenuta tra la fine del 2023 e i primi giorni del 2024. A quel punto ha giocato un ruolo importante il trasferimenti di bestiame dal Texas ad altri Stati che ha consentito all'infezione di diffondersi, anche in maniera asintomatica, tra i capi. Al momento, per i ricercatori, è difficile fare previsioni, ma ci sono diversi elementi di preoccupazione. Uno è l'identificazione di alcune varianti che, "se diventassero dominanti, potrebbero avere fenotipi che aumentano la probabilità di trasmissione tra diverse specie”, si legge. Inoltre, la possibilità che il virus infetti diverse specie animali presenti negli allevamenti (per esempio i maiali) “potrebbe comportare un riassortimento e l'emergere di nuovi ceppi che aumentano rischio zoonotico”. 

 "E' possibile/probabile che altre persone siano state infettate" dal virus aviario A(H5N1) ad alta patogenicità che sta alimentando l'epidemia in corso tra le vacche negli Usa, "ma non siano state diagnosticate". Teme contagi sommersi lo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute, che commenta su X la lettera all'editore pubblicata sul 'New England Journal of Medicine' con i "dettagli del primo caso umano documentato di influenza

aviaria H5N1 nell'epidemia pervasiva dei bovini da latte". L'infezione ha colpito un lavoratore del settore lattiero-caseario in Texas, che ha manifestato una congiuntivite con emorragia a entrambi gli occhi, senza compromissione della vista, trattata e risolta con il farmaco antivirale oseltamivir. Nessun altro sintomo per l'uomo, i cui contatti stretti sono stati sottoposti a profilassi con lo stesso medicinale e non hanno sviluppato segni di contagio. Nella corrispondenza sul Nejm viene riportata anche la foto degli occhi del paziente.

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