Domenica 22 Dicembre 2024
MARCELLA COCCHI
Cronaca

Romano Prodi: "Avanti con le sanzioni sul gas. Macron unico leader per l’Europa"

L’ex premier: "Solo la Francia ha il diritto di veto all’Onu, ma è urgente una politica estera comune". "Energia, serviva un piano di risparmio della Ue". I no della Germania? "Ha sempre favorito i suoi interessi"

Romano Prodi, 82 anni

La Cina ha appena divulgato una nota per rafforzare il coordinamento strategico con la Russia nel nome di un "futuro condiviso per l’umanità". Romano Prodi la legge e, mentre si accomoda sulla poltrona di pelle nello studio della sua Fondazione in centro a Bologna, davanti alle bandiere italiana ed europea, sorride: "Lo immaginavo, i cinesi restano “finestristi“".

Professore, perché sorride?

"Con questo messaggio la Cina ha ripetuto che non abbandona Mosca ma non c’è nessun atto concreto di appoggio e tantomeno militare".

Se la guerra travalicasse i confini ucraini il mondo delle democrazie liberali reggerebbe?

"Temo un’ulteriore divisione tra Paesi legati all’Occidente e Paesi in via di crescita. La risoluzione dell’Onu contro la Russia è stata appoggiata dalla maggioranza degli Stati, ma non dobbiamo mai dimenticare che nei Paesi che si sono astenuti, o hanno votato a favore della Russia, vive la maggioranza della popolazione mondiale. Il rischio di creare un “proletari di tutto il mondo unitevi“ c’è".

E a quel punto?

"Ah – allarga le braccia – a quel punto nessuno può dire dove si arriverà".

L’Europa ha dato prova di compattezza ma ora sulle sanzioni più dure sembra in stallo, anche per il veto di Berlino. Bruxelles deve fare di più?

"La Ue ha dato prova di un’unità che pensavo complicata da raggiungere, ma questa unità va ora consolidata giorno per giorno. Io mi sono sempre opposto al North stream per evitare il taglio delle forniture di gas attraverso Kiev. Nel 2015 proposi addirittura un consorzio paritetico tra Europa, Russia e Ucraina in modo da garantire il regolare flusso del gas, così da evitare le tensioni crescenti, ma non ci fu nulla da fare".

Per il no tedesco?

"Sì, ma anche per il no di Mosca. Le posizioni tedesche mi lasciavano perplesso perché favorivano la Germania emarginando ancora di più il Sud dell’Europa".

La Merkel dell’austerity e del filo-putinismo è responsabile di questa situazione?

"No, lo è la Russia. Merkel è stata una grande leader, ma più volte iper-tedesca anche nelle politiche europee. Per questo sono stato in disaccordo con lei sia sull’austerity sia sul North stream".

Se fosse ancora premier acconsentirebbe a mettere nuove sanzioni su petrolio e gas?

Pausa, lunga.

"Sì, ma poiché le sanzioni producono conseguenze anche per chi le impone – e nel caso italiano si tratta di conseguenze serie – pretenderei strumenti di riequilibrio per armonizzare le diversità delle conseguenze negative sui diversi Paesi. L’enorme differenza del prezzo dell’energia squilibra in modo consistente i rapporti economici tra Stati Uniti e Ue e fra i diversi Paesi europei. E qui torniamo all’Europa".

Dica...

"Non capisco come non si sia provveduto a dare inizio ad una politica di risparmio energetico, concordato a livello europeo, fin da quando è salito alle stelle il prezzo del gas".

Draghi parla di sacrifici sul gas in termini di 1 o 2 gradi in più o meno tra riscaldamenti e condizionatori, ma il problema vero non sono gli approvvigionamenti per le aziende già in crisi?

"I consumatori domestici devono fare la loro parte, ma il problema più difficile è quello delle imprese perché non si può fondere l’acciaio o cuocere una piastrella di ceramica a temperature inferiori a quelle necessarie. Non ci sono vie di mezzo, o si mantengono le temperature o l’impresa chiude. Il costo dell’energia è il doppio di quello della manodopera. Se il nostro prezzo del gas raddoppia è come se aumentassimo di 4 volte il costo del lavoro".

Ma adesso, dopo l’Algeria, riparte il “gas tour“ verso Angola e Congo...

"Io lo chiamerei “gas future“, nel senso che le forniture aggiuntive immediate possono essere solo limitate. Per sostituire tutto il gas russo ci vuole tempo. L’unica affidabilità è l’autosufficienza, ma ci siamo ben lontani".

Algeria e Congo si sono astenuti nella risoluzione contro la Russia. Come si fa?

"Se non si è autosufficienti bisogna acquistare energia da tanti Paesi diversi".

Prima parlava di strumenti di equilibrio: l’interesse dell’Europa sulla guerra in Ucraina è lo stesso di quello dell’asse anglo-americano?

"Politicamente sì, economicamente solo parzialmente. Ed è questa la mia preoccupazione: non vorrei che le divergenze aumentassero troppo".

Ma l’Europa può permettersi di frenare l’escalation eccessiva dell’America?

"Come possiamo parlarne, quando in Europa ancora non esiste una politica estera comune? Quando, tanto per fare un esempio, perfino in Libia comandano Turchia e Russsia?".

A proposito, cosa succederebbe all’Europa se in Francia la spuntasse la Le Pen?

"La ritengo un’ipotesi più improbabile. Ho avuto un po’ di paura solo dopo il trionfo di Orban in Ungheria, ma poi ho compreso che in Francia non succederà".

Sarà dunque Macron il nuovo leader dell’Europa?

"Sotto l’aspetto della politica estera non può che essere lui perché solo la Francia possiede l’arma nucleare e ha il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza Onu. E se la Francia condividesse queste due prerogative con l’Ue non ne guadagnerebbe solo l’Europa, ma la stessa Francia. Se Macron vincerà senza cambiare nulla in politica estera, le cose non cambieranno. Se adottasse questa politica nuova, sarà più forte l’Europa e sarà più forte la Francia".

E chi è in grado di trattare con Putin ora?

"Anche lei – scherza – se avesse il mandato di Xi e Biden".

Perché il dialogo tra Occidente e Cina a un certo punto sembra essersi interrotto?

"Di fronte all’incertezza dei tragici avvenimenti ucraini, Pechino ha ancora interesse a mantenere una posizione ambigua. Il bene più prezioso per i cinesi è il tempo e vale sempre la regola degli antichi strateghi del Celeste Impero, che la guerra viene vinta solo da chi non la fa".

Speriamo. Intanto però cosa prevede che accadrà quando Svezia e Finlandia voteranno l’ingresso nella Nato?

"Nulla. La Russia è contraria ma non li considera suoi territori come l’Ucraina. Io questo l’ho sempre saputo e infatti nel 2008 a Bucarest l’Italia, come ultimo atto del mio governo, si oppose insieme con Francia e Germania all’ingresso di Kiev nella Nato".

Ora è giusto che diventi membro dell’Unione europea?

"Sì, ma l’appartenenza alla Ue non può essere un puro fatto di emozione, perché deve durare"

Professore, cosa pensa di politici, intellettuali ed ex partigiani che giustificano Putin?

"Un’aggressione non si può mai giustificare. In fondo, non riescono ad assolvere Putin nemmeno i cinesi, perché devono farlo i partigiani dell’Anpi? Poi è vero che sono mancate le cosiddette politiche preventive. Ma questa è un’altra faccenda".