Una rivoluzione: l’autovelox arriva nel cuore delle città. Postazioni fisse sorveglieranno le strade di quartiere e locali, non più solo quelle a scorrimento veloce, com’è stato finora. È la novità clamorosa contenuta nel decreto Semplificazioni – votato il 4 settembre al Senato, era un venerdì –, rivoluzione passata nel più assoluto silenzio. A dare la sveglia è stata l’Asaps di Giordano Biserni.
Ora il testo affronterà la Camera (con la fiducia), il voto finale è atteso dopodomani. Potremo ritrovarci il grande occhio implacabile anche nelle zone con limite di velocità a 30 all’ora. Il prefetto autorizzerà l’installazione, se convinto dalla statistica degli incidenti. Sono state accolte in pieno le richieste presentate a luglio dall’Anci di Antonio Decaro.
Ma è subito rivolta. Dalle associazioni di consumatori ai tecnici del traffico e alla politica. "Sono contrario, più che un sistema per garantire la sicurezza, questo mi pare un modo per fare cassa – stronca la novità l’ingegner Enrico Pagliari, dirigente tecnico dell’Aci –. Un uso generale e diffuso, solo perché improvvisamente ho messo un certo limite di velocità, senza riorganizzare la sede stradale, diventa un disastro. Il principio fondamentale è che non basta un cartello. Noi abbiamo proposto di dividere le sedi stradali su due livelli, una per i veicoli e l’altra per pedoni, ciclisti, monopattini. Non puoi fare interventi spot".
E mentre il parlamentare di Forza Italia, Simone Baldelli, fa previsioni fosche – "è un cedimento alle pressioni dei Comuni che vogliono fare cassa. Si stanno creando le premesse per i gilet gialli in Italia. Sono nati così in Francia" –, l’avvocato Valeria Zeppilli di Studio Cataldi prevede rischi nella gestione. "È uno stravolgimento importante della norma che doveva essere oggetto di una riforma più organica – osserva –. C’è il pericolo di una non corretta installazione. Perché la postazione fissa dell’autovelox si deve vedere bene. Se nelle strade extraurbane è semplice da fare, in quelle cittadine lo diventa molto meno. In certe vie strette mi pare difficile installare le segnalazioni che servono. Senz’altro è una novità che spiazza".
Ha vinto l’Anci su tutta la linea. I velox ’diffusi’ erano nel pacchetto di proposte presentate a luglio dall’associazione. La delega al Traffico è nelle mani del presidente, Antonio Decaro, che è anche sindaco di Bari. "Permettere ai Comuni di installare dispositivi per il controllo di velocità non solo nelle strade extraurbane o di scorrimento, ma soprattutto sulle strade dei quartieri, vicino alle scuole, dove succedono gli incidenti con i pedoni (...): uno di questi dispositivi in strada abbatte del 50-60% gli incidenti con feriti", si legge nel testo.
Luigi Vingiani, segretario nazionale confederazione giudici di pace, parla da uomo di legge e mette in guardia: "Garantire sicurezza, non fare cassa. Lo spirito della norma dev’essere questo". Ricorda: "Ci vorrà comunque un decreto del prefetto. E poi il sistema dev’essere omologato e tarato annualmente. Non solo: come ha stabilito la Cassazione, ci si deve riferire a entrambe le corsie di marcia. Altrimenti il rilievo è impugnabile". Biserni, il presidente di Asaps, l’associazione che ha colto subito la portata della rivoluzione settembrina, mette l’accento sui buchi lasciati aperti dalle novità. Elenca: "Aspettiamo da anni il giro di vite sul cellulare alla guida, la sospensione della patente alla prima violazione, promessa da tutti, mai arrivata. C’è in ballo la modifica della legge sull’omicidio stradale. E poi dico, bene potenziare l’attività degli ausiliari che potranno multare e far rimuovere le auto parcheggiate vicino ai cassonetti. Di sicuro la polizia urbana non può arrivare dappertutto. Ma attenzione, calano le pattuglie dei professionisti. Chi controllerà i telefonini alla guida, l’alcol, la droga? Pensiamo di fare tutto con l’elettronica?".
Alla fine l’unico contento è Paolo Sodi, titolare dell’azienda fiorentina che produce i velox: "Novità importante. No, al momento non ho avuto ordini. Magari".