Mercoledì 31 Luglio 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Caos autovelox, burocrazia e inchieste: i dispositivi anti velocità tornano sotto accusa

La prima causa di incidenti stradali è dovuta al superamento dei limiti. Tremila morti in un anno. In Italia ci sono 14mila impianti di rilevazione: come cavilli e ricorsi vanificano i controlli

L'installazione di un velox

L'installazione di un velox

Bologna, 31 luglio 2024 – Come si comporta l’italiano medio alla guida di un veicolo a motore? Corre troppo, è indisciplinato e, soprattutto, pronto a dichiarare guerra nei confronti dei dispositivi autovelox. Tanto più che in certi casi la burocrazia fa il resto: la diatriba giuridica relativa all’omologazione degli apparecchi per il controllo della velocità si trascina da anni, senza che il Ministero riesca a trovare una soluzione. Un autentico mare magnum di ricorsi, sentenze, sequestri e dissequestri, legato alla vetusta congiunzione ‘od’, ormai sparita dal linguaggio comune.

Quando il Codice della strada parla, infatti, di "approvazione od omologazione" dei dispositivi, la Cassazione ritiene che la congiunzione ‘od’ implichi una distinzione tra le due procedure, entrambe necessarie. Il ministero e le sue diramazioni, invece, ritengono che i due procedimenti siano la stessa cosa e, dunque, gli autovelox siano da considerarsi a norma di legge sia che siano semplicemente approvati, sia che siano omologati (o entrambi).

La velocità uccide

Sorvolando sui cavilli legali, degni del miglior azzeccagarbugli, resta un fatto, purtroppo drammatico e incontrovertibile: sulle strade italiane si continua a morire per colpa degli incidenti causati anche dalla velocità eccessiva. A confermarlo, il rapporto Aci-Istat sull’incidentalità stradale nel 2023, pubblicato appena qualche giorno fa: lo scorso anno, sulle strade italiane si sono verificati 166.525 incidenti, con 3.039 morti e 224.634 feriti. Vuol dire che, in media, ogni giorno si sono verificati 456 incidenti (19 ogni ora), 615 feriti (25,6 ogni ora) e 8,3 morti (1 ogni 3 ore). Il costo sociale degli incidenti stradali con lesioni alle persone ammonta a quasi 18 miliardi di euro (1% del Pil nazionale). Aggiungendo i 4,3mIliardi di euro di costi sociali per danni alle cose, si raggiungono i 22,3 miliardi di euro (pari all’1,1% del Pil).

Una giungla stradale

Secondo i dati diffusi dall’azienda francese Coyote group, che produce sistemi di assistenza alla guida, l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di rilevatori di velocità installati sulle strade: nel 2021 erano attivi 14.297 sistemi di rilevamento della velocità tra fissi e mobili, sistemi tutor e telecamere posizionate sui semafori e agli incroci. Il genio creativo che ci contraddistingue sin dall’antichità classica ha fatto sì che, negli anni, i modelli di rilevatore si moltiplicassero a dismisura, generando, di conseguenza, una caterva di contese legali. A partire da T-Red, il temuto dispositivo che immortala il passaggio della linea di arresto quando il semaforo è rosso. Fin dalla sua comparsa, è stato sommerso dalle contestazioni - con gli immancabili ricorsi in Cassazione - ora per la durata della luce gialla prima del rosso, giudicata troppo breve, ora per il rischio, paventato da qualche utente, di essere sanzionati quando si lascia strada ai mezzi di soccorso.

I casi di scuola

Presenti su strade urbane ed extraurbane, gli autovelox arancioni – più noti come Velo Ok – possono ospitare apparati autovelox oppure funzionare, dunque, da semplici dissuasori. Oltre a richiedere un’apposita segnaletica stradale che informi della loro presenza, per evitare frenate improvvise da parte dei conducenti, possono erogare sanzioni lecite solo quando c’è una pattuglia operativa nelle immediate vicinanze. Gli autovelox blu si differenziano dagli arancioni perché contengono apparecchiature di tipo fisso; i tutor sono disseminati lungo le autostrade; le pistole laser o telelaser fanno parte degli autovelox mobili. Ma per ciascun dispositivo, basta navigare su Internet per ritrovarsi in una selva di distinguo.