Mercoledì 9 Ottobre 2024
ALESSANDRO BELARDETTI
Cronaca

Autonomia differenziata, il capo dei medici: “Così aumenteranno le disuguaglianze tra nord e sud”

La ricetta di Anelli, presidente Fnmoceo: “Gli enti sulla Sanità hanno fallito, il Ministero torni a decidere”

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Filippo Anelli, 67 anni, originario di Bari, è il presidente della Fnomceo

Roma, 9 ottobre 2024 – Presidente Filippo Anelli, il Sistema sanitario nazionale è gravemente malato. Nel 2023 le famiglie hanno visto un aumento della spesa sanitaria del 10%.

“Le cause derivano da una catena di problemi – risponde il presidente Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) –. Si parte dalle liste d’attesa, passando per la maggiore richiesta di salute correlato al post Covid, alle prestazioni non erogate accumulate nella pandemia, fino all’aumento dell’età media che porta alla crescita delle polipatologie. I cittadini non sono più soddisfatti del Ssn e questo è un guaio, perché si cercano soluzioni alternative come la sanità privata, la rinuncia alle terapie e le cure all’estero”.

Che futuro si prospetta per la Sanità italiana?

“Se 4,5 milioni di persone non si curano più, il sistema è a un passo dalla deflagrazione”.

Chi rischia di più in questo contesto?

“I pazienti fragili”.

I cittadini sono costretti a rivolgersi al privato per l’assenza di posti per visite ed esami specialistici nel pubblico.

“Ormai 15 milioni di italiani usufruiscono di una mutua alternativa, ma questa realtà prima o poi esploderà. Se tutte le prestazioni si riversano nel privato, anche il costo del premio assicurativo aumenterà a dismisura mandando in crisi il settore. La soluzione non è il privato, ma puntare sui professionisti pubblici”.

La spaccatura tra nord e sud, per quanto riguarda l’offerta sanitaria e i Livelli essenziali di assistenza, sta diventando sempre più evidente. Come si risolve questo gap?

“Il peccato originale è stata la suddivisione in 21 servizi sanitari regionali, con finanziamenti differenziati. Ora per colmare il gap nord-sud bisognerebbe avere una visione di sistema che rimetta in mano al ministero della Salute – debole e senza portafoglio – l’intervento diretto in ogni struttura dove ci sono diseguaglianze. I sistemi regionali non sono stati in grado di interagire tra di loro, il fallimento è acclarato”.

L’autonomia differenziata che conseguenze avrà sulla Sanità e in particolare sul Mezzogiorno?

“Aumenterà ancora di più il divario qualitativo tra le due Italie”.

Il diritto costituzionale alla salute è ancora attuale o stiamo diventando una nazione con la sanità privata?

“Oggi l’idea è più che mai attuale: l’articolo 32 consente di riconoscersi uguali all’interno di una comunità, puntando su una sanità che curi senza pagare. Non facciamola morire”.

Medici in fuga e giovani poco motivati a diventare infermieri del Ssn: come invertire questa tendenza?

“Investendo soldi, le chiacchiere stanno a zero. Sul territorio ci sono medici di famiglia lasciati soli: vanno aumentati personale e stipendi, altrimenti il mercato privato ed estero sarà sempre più attraente e l’emorragia non si fermerà. Poi c’è un altro aspetto, ancora più decisivo rispetto al lato economico”.

Quale?

“L’aspetto personale. I medici devono avere la possibilità di incidere sulle scelte della Sanità, indicando le priorità sulle quali intervenire. Ora sono valutati rispetto alla spesa che producono, alle ricette che prescrivono, ma dovrebbero essere giudicati sulle performance che realizzano e sul miglioramento della qualità dei pazienti. Altrimenti l’aziendalismo infetta tutto”.