di Daniele De Salvo
Poliziotti della Stradale di pattuglia, ma col freno a mano tirato in Lombardia. Niente cacce ai banditi a tutta velocità. Lo prevede una circolare della comandante della Polizia stradale lombarda Maria Dolores Rucci, anticipata dal Giorno, che ha ordinato ai suoi poliziotti di alzare il piede dall’acceleratore ed evitare inseguimenti pericolosi. Chi sgarra rischia sanzioni disciplinari, di pagare i danni e magari una denuncia. Le direttive dei vertici sono chiare: "In caso di “fuga“ dell’automobilista, la pattuglia dovrà annotare il numero di targa, il tipo, il modello, la direzione di marcia del veicolo e contattare immediatamente la sala operativa che diramerà i dati a tutte le forze di polizia presente sul territorio per il rintraccio dei fuggitivi".
Insomma, avvisare i colleghi. Che in teoria dovrebbero comportarsi secondo la medesima direttiva. E ancora: "Nel corso degli interventi si dovrà operare con la più alta professionalità e diligenza al fine di contemperare le esigenze operative con la primaria necessità di salvaguardare la propria e altrui incolumità personale". La comandante aveva già avvisato di evitare scene da guardie e ladri in strade l’anno scorso, ma lamenta che "nonostante le disposizione impartite il 12 marzo 2021, si verificano ancora degli inseguimenti da parte delle pattuglie nei confronti di utenti che non rispettano l’intimazione all’alt". L’ordine di alzare il piede dall’acceleratore delle pantere, però non piace a chi tutti i giorni rischia la pelle sull’asfalto per garantire sicurezza ai cittadini. "Doverci preoccupare maggiormente delle responsabilità interne piuttosto che delle insidie dei malfattori di turno, ci pare davvero mortificante – commenta Giampiero Timpano, segretario nazionale del Sap, Sindacato autonomo di polizia –. Vorremmo preoccuparci di assicurare i delinquenti alla giustizia piuttosto che delle conseguenze. Questa logica non accrescerà l’autorevolezza della Polizia di Stato, ma solo la consapevolezza dell’impunità per chi delinque e compie reati". Meglio stare attenti, anche al rischio di danneggiare l’auto di servizio, o quella di qualcun altro. Perché le inchieste interne, in quel caso, sarebbero comunque "scrupolose", come avvisa la comandante.
"È singolare che, in caso di mancato rispetto dell’alt a un posto di blocco, non si debba procedere all’inseguimento del soggetto inottemperante", aggiunge il segretario del Coisp Domenico Pianese, che chiede "lumi per capire se sia in corso un cambio di missione della Polizia stradale" e sostiene che "non viene tenuto in considerazione che nella maggior parte dei casi, chi non si ferma all’alt lo fa perché senza assicurazione o per evitare una multa e che chi forza un posto di controllo lo fa perché è un latitante o ha appena commesso una rapina, un omicidio o ha l’auto piena di droga".
Che l’invito a lasciar andare chi scappa sia stato mal digerito dagli agenti e dai sindacati appare abbastanza assodato. E il tema non resta circoscritto alla Polstrada. "Sono rimasto un po’ allibito – ammette pure Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato dei carabinieri Unarma –. È come dire "non correte dietro a chi delinque"". Dopo le richieste di chiarimenti dalla Polizia stradale ora però si innesta una parziale retromarcia: "Non si è mai voluto venir meno al compito di inseguire gli automobilisti inottemperanti all’obbligo di arrestarsi all’alt – assicurano dal Servizio di Polizia stradale, contraddicendo nei fatti la lettera della circolare –. Le direttive trovano origine nell’esigenza di garantire la maggiore tutela possibile all’incolumità degli utenti stradali e degli operatori di polizia, raccomandando a questi ultimi di adottare tutte le opportune cautele senza, ovviamente, venir meno ai propri compiti istituzionali".
Il nodo, naturalmente, dalle direttive amministrative passa direttamente alle aule parlamentari. "Assistiamo a un continuo stillicidio di misure volte a demoralizzare le nostre Forze dell’Ordine che hanno come conseguenza immediata quella di convincere i malviventi che ormai lo Stato ha abdicato al suo compito garantendo loro una sostanziale impunita", dice Alberto Balboni, FdI, vicepresidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, annunciando un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.