Lunedì 28 Ottobre 2024

Attori di Hollywood in sciopero "Intelligenza artificiale al cinema? Noi non ci faremo sostituire"

A guidare la protesta del sindacato Sag-Aftra la ‘Tata’ dei telefilm anni Novanta Fran Drescher. Per la prima volta dal 1960, i divi e gli sceneggiatori combattono insieme contro Major e piattaforme.

Attori di Hollywood in sciopero  "Intelligenza artificiale al cinema?  Noi non ci faremo sostituire"

Attori di Hollywood in sciopero "Intelligenza artificiale al cinema? Noi non ci faremo sostituire"

"Quello che succede qui è importante perché sta accadendo a noi ma pure in tutti i campi del lavoro, quando i datori di lavoro fanno di Wall Street e dell’avidità la loro priorità. L’intero modello di business è modificato da streaming digitale e intelligenza artificiale: questo è il momento della verità. Se non ci alziamo a protestare ora, finiremo nei guai, ci faranno fallire, e il grande capitale di Wall Street ci sostituirà con delle macchine artificiali. Noi siamo i lavoratori e insieme domandiamo rispetto. L’economia senza di noi non esiste". A guidare gli attori appena scesi in sciopero a Hollywood – con il 98% dei 160.000 iscritti al sindacato Sag-Aftra che si sono uniti agli sceneggiatori già fermi da inizio maggio: è la prima volta dal 1960 che le due associazioni si astengono dal lavoro insieme – è una vecchia conoscenza del pubblico tv italiano. È la “Tata“ Fran Drescher, stella oggi 65enne di un telefilm Usa di gran successo degli anni ’90: il suo personaggio – comico, coloratissimo sexy e combattivo di bambinaia proletaria in una casa di ricconi dove finiva per dettar legge grazie all’intelligenza e all’ironia – nella versione italiana si chiamava Francesca Cacace. Ora è lei che infiamma la nuova protesta che rischia di paralizzare definitivamente Hollywood, con conseguenze che potrebbero arrivare a compromettere l’intera produzione 2024.

Come gli sceneggiatori uniti sotto la sigla Wga (Writers Guild of America), gli attori chiedono agli Studios cinematografici e ai colossi tv e streaming aumento della paga minima, dei contributi per pensione e assicurazione medica, ricalcolo dei diritti d’immagine, trasparenza nei dati di visualizzazioni sulle piattoforme, e infine – questione più nuova e più spinosa – tutele contro l’uso dell’intelligenza artificiale. L’urgenza di quest’ultima istanza è sotto gli occhi di ogni spettatore: l’esperimento più clamoroso riguarda la “creazione“ digitale di un Harrison Ford trentenne messo a recitare al fianco dell’Harrison Ford vero, oggi ottantenne, nell’ultimo Indiana Jones appena uscito anche nelle nostre sale. Il lavoro di creazione digitale ex novo del “giovane“ Indy ha richiesto all’incirca un anno di lavoro: i risultati sono apparsi soddisfacenti, pure se a sorpresa gli scarsi incassi del kolossal negli Usa stanno portando la Disney a temere seriamente il rischio flop. La strada è comunque aperta, e non da adesso: solo pochi mesi fa saltò fuori che Keanu Reeves pretendeva tra le clausole di contratto la garanzia che la propria immagine non sarebbe stata manipolata digitalmente. L’uso e l’abuso dell’AI (anche) al cinema preoccupa ovviamente pure gli sceneggiatori, che temono di essere soppiantati – con ancor più facilità dei divi – dalla prima ChatGpt che passa; così come l’AI utilizzata per ricreare le voci delle star è l’incubo che ha preso a tormentare, sempre in questo 2023, il mondo dei nostri doppiatori. Grazie all’AI Hollywood e l’Italia forse sono mai state così vicine: ma stavolta c’è ben poco da festeggiare.

Chiara Di Clemente