Giovedì 26 Dicembre 2024
GABRIELE BASSANI
Cronaca

Attanasio, salta il processo. L’ira del padre: vergogna

Il gup ha deciso il non luogo a procedere per i due funzionari Onu indagati

Attanasio, salta il processo. L’ira del padre: vergogna

LIMBIATE (Monza)

Il processo per l’uccisione in Congo dell’ambasciatore Luca Attanasio si ferma prima ancora di iniziare: il giudice dell’udienza preliminare ha deciso il "non luogo a procedere" riconoscendo l’immunità diplomatica ai due funzionari Onu accusati dalla Procura. Uno stop contro il quale la stessa Procura di Roma ha annunciato ricorso, mentre il padre dell’ambasciatore di Limbiate ucciso durante una trasferta insieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e al loro autista, Mustapha Milambo, parla di "vergogna" e dice "è mancato il coraggio". Ieri mattina a Roma, il gup a cui è stata affidata la richiesta di rinvio a giudizio per i due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu, coinvolti nell’indagine sull’agguato del 22 febbraio 2021, ha sentenziato il "non luogo a procedere". Prevale l’immunità diplomatica dei due funzionari, l’italiano Rocco Leone e il congolese Mansour Luguru Rwagaza, accusati di omicidio colposo. Dalla documentazione inviata al Tribunale di Roma dal ministero degli Esteri, è emerso che i due imputati erano identificati, prima dei fatti e nei confronti dello Stato in cui sono avvenuti i fatti stessi, come funzionari internazionali dipendenti del Pam, e come tali aventi diritto al trattamento previsto dalle Convenzioni internazionali e il loro status era noto alle autorità locali, così come all’ambasciata italiana a Kinshasa. Ad ascoltare il pronunciamento del giudice c’era anche ieri mattina, come a tutte le udienze precedenti, Salvatore Attanasio, padre di Luca. "C’è grande amarezza e delusione: è mancato il coraggio, proprio quel coraggio che Luca aveva da vendere", ha detto riferendosi "al nostro Paese, che Luca ha scelto di difendere e di rappresentare, e che invece oggi fa come Ponzio Pilato".

Per papà Attanasio è "un messaggio pericolosissimo verso tutti i dipendenti delle nostre ambasciate: lo Stato non ti difende. Se ti succede qualcosa ti volta le spalle", prosegue. Poi una critica al governo. "L’unico momento in cui si è visto al processo è stato per mandare in aula due funzionari della Farnesina a dire che è ‘prassi’ concedere l’immunità diplomatica ai funzionari Onu. Io c’ero in aula e ho colto l’imbarazzo di questi funzionari, che in fondo sono colleghi di Luca. Hanno riferito di una prassi non supportata da leggi o norme specifiche. Ci sono anche i trattati da valutare, ma è mancato il coraggio. Ora Saremo al fianco della Procura nel ricorso. Restiamo fiduciosi perché siamo cresciuti con il rispetto delle istituzioni".