Lunedì 16 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Cronaca

Atreju, il gran finale. Meloni: noi saldi al governo: "E in Albania funzionerà"

La premier sul palco della kermesse di FdI per il comizio di chiusura. Gli attacchi ai "gufi" Landini, Schlein e Prodi. Poi la foto di rito coi giovani

Roma, 16 dicembre 2024 – "Arriveremo compatti a fine legislatura". La promessa di Giorgia Meloni di fronte alla platea della kermesse romana di Atreju dice tutto di come la premier intenda la propria e collettiva "missione" di leader di partito, di coalizione e di governo. Rivendicando l’operato di governo, all’insegna di un’acredine rosicona rispetto all’opposizione da lei stessa ben interpretata, la presidente del consiglio sciorina e rinfaccia successi a tutto tondo a vantaggio del paese rispetto alle previsioni e le obiezioni dei "gufi" delle opposizioni, citati per nome: il leader della Cgil Maurizio Landini, la segretaria Pd Elly Schlein, il padre dell’Ulivo Romano Prodi. E li annovera nel fondamentale impegno per il "principio di libertà" rivelatole dell’intervento "dell’amico Javier Milei": il presidente dell’Argentina che sabato ha declinato il proprio decalogo non solo liberista, e un po’ falangista, all’insegna della deregolation che suggestiona gli elettorati popolari sempre più insofferenti verso le imposizioni burocratiche che avvantaggiano i privilegi acquisiti.

Atreju, il gran finale. Meloni: noi saldi al governo: "E in Albania funzionerà"
La consueta foto finale sul palco di Atreju

"Compatti a fine legislatura" non solo per governare, ma per riformare il Paese. La presidente del Consiglio crede fortemente nel valore un po’ mitico della stabilità e la continuità del governo di legislatura: vuole il record di continuità ed è perciò riluttante a ogni rimpasto o bis. Ben più del pragmatismo del Cavaliere, vagheggia infatti una ristrutturazione più bipartitista che bipolarista della Repubblica; all’insegna di un premierato che non è detto non si trasformi in presidenzialismo in corso d’opera.

Meloni blinda perciò la coalizione. A cominciare dalla riforma della giustizia che preme a Forza Italia, il socio più insofferente, che si teme possa subire le sirene europeiste se Meloni indulgesse al trumpismo. E dalla difesa della spesa sanitaria, che può diventare tema scottante della campagna referendaria sull’autonomia. Per non dire della soluzione albanese al problema migranti: "I centri funzioneranno", promette la premier. Ma questa è storia prossima. Atreju è la vera creatura di Meloni, che ha inaugurato la kermesse nel lontano 1998 da leader dei giovani di An. In 26 anni la festa è diventata adulta, come la classe dirigente del partito, passando da Colle Oppio al Circo Massimo: la stessa differenza che c’è "tra me e Crosetto", ironizza affettuosamente la premier.

Da Colle Oppio al Circo Massimo anche la rifondazione missina di FdI, nati nel 2012 per crescere dal 3 a quasi il 30% in un decennio di opposizione, si è tramutata in forza di massa, elaborando più in fretta di An l’evoluzione euro-atlantista e governista.

Niente più bomber né anfibi, niente simboli nostalgici: abiti sportivi o classici e volontari in felpa granata insieme a Giorgia per la foto di rito. Basta ascoltare i capannelli di dirigenti e eletti che parlano di questa o quella questione locale o politica a margine dei dibattiti. A parte il refrain sulla "via italiana", che forse ironizza su quella togliattina, semmai son gli argomenti e i protagonisti dei dibattiti a rivelare qualche deficit di coraggio autocritico e dialettico. Ma intanto governano.