Firenze, 19 ottobre 2022 - Laura Bovoli e Tiziano Renzi, che alla fine delle arringhe dei loro difensori avevano lasciato il palagiustizia di Firenze attanagliati dal pessimismo, al telefono se lo fanno ripetere due volte: "Assolti? Assolti? Ma allora è vero, avvocato?". Dopo oltre tre ore di camera di consiglio, i giudici della Corte d’appello di Firenze cestinano il verdetto di primo grado per i genitori del leader di Italia Viva. Esattamente tre anni fa, erano stati condannati ad un anno e nove mesi ciascuno per false fatture. Erano cioè accusati di aver incassato circa 160mila euro più Iva dall’imprenditore Luigi Dagostino, deus ex machina dell’outlet ’The Mall’ di Reggello, a un tiro di schioppo da Rignano, per due studi per altrettanti progetti per il centro commerciale che, secondo la procura, i Renzi non avevano mai effettuato. "Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti. Il fatto non costituisce reato – scrive Matteo Renzi pochi minuti dopo la lettura del dispositivo –. Sono felice per loro e per tutti noi Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo".
"La sentenza ci dice che avevamo ragione: e cioè che quella prestazione è vera, è stata svolta, non è inesistente", sintetizza un raggiante Lorenzo Pellegrini, legale di ’Lalla’, a nome anche degli altri difensori, Federico Bagattini, Marco Miccinesi e Francesco Pistolesi. Mentre i coniugi Renzi escono dall’Appello con l’assoluzione più ampia, resta una condanna per Dagostino: 9 mesi, per truffa, meno della metà dei due anni inflitti nel primo giudizio. "Leggeremo le motivazioni, andremo in Cassazione", dicono gli avvocati Sandro Traversi e Sara Gennai.
È stata una giornata lunga, a tratti nervosa. Anche emozionante. Sia Renzi senior che la Bovoli hanno infatti rilasciato dichiarazioni spontanee, per la prima volta in questo procedimento, che non è l’unico in cui sono imputati. Tiziano Renzi ha alzato la voce, scusandosi poi per lo sfogo; è stato più volte ripreso dal presidente della Corte d’appello, il giudice Silvia Martuscelli, a non sconfinare fuori dal perimetro dei fatti che gli venivano contestati. Ha parlato del suo lavoro ("Ho sempre fatto così da 30 anni, non siamo nati ieri per fare una fattura falsa") del bombardamento mediatico che ha accompagnato le inchieste ed i processi ("Sono andati fino a Salvador de Bahia a chiedere se avessi soldi nascosti"). Del rapporto con il figlio: "Mi diceva ’devi smettere’, e con il senno di poi aveva anche ragione. Ma perché dovevo smettere? E non ho smesso. Telefonò da Palazzo Chigi a sua mamma, dicendole che dovevamo chiudere la Party (una delle due società accusata di aver emesso la falsa fattura, l’altra è la Eventi 6, ndr). A mio figlio non ho mai chiesto nulla, mai ho lavorato con il pubblico, sempre con i privati". Chiude accusando i magistrati: "Il marito della pm che indagava aveva chiesto a Matteo un aiuto per una carica". Il riferimento è all’ex marito del magistrato Christine Von Borries, un politico siciliano che ha militato anche nella Margherita da cui è divorziata dal 2011.
"Ci sono le prove di quello che dico", ha aggiunto fuori dall’aula. "Ho fiducia che la legge sia uguale per tutti, anche per quelli che si chiamano Renzi", ha dichiarato invece la Bovoli al tribunale, prima di inforcare degli occhialoni scuri a coprire le lacrime che le scendono. "Brava", le ha sussurrato il marito, vicino. Poi l’attesa. Lunga più del previsto. Quando alle 18.45, i giudici compaiono in aula, nessuno degli imputati è presente. La notizia arriva per telefono. E’ Laura Bovoli a rispondere. All’avvocato Pellegrini scappa una battuta per la sua incredulità: "Donna di poca fede..". "La fede ce l’ho e tanta", risponde lei, prima di piangere ancora. Di gioia, stavolta.