Apricale (Imperia), 1 ottobre 2018 - Spunta un nuovo particolare sull'incidente di caccia costato la vita al 19enne di Apricale (Imperia), Nathan Labolani, ucciso per errore durante una battuta al cinghiale. Secondo la procura di Imperia il giovane aveva con sé un fucile da caccia calibro 12 e una cinquantina di munizioni, ma non aveva il porto d'armi. Gli inquirenti cercano di capire se l'arma trovata accanto al corpo della vittima fosse la sua. Non è escluso che il giovane - che in un primo momento è stato descritto come un escursionista - stesse a sua volta cacciando, nascosto dietro un cespuglio, e se facesse parte di una delle due squadre, una di Camporosso e una di Perinaldo, due Comuni delle vicine vallate.
"NON CACCIAVA CON NOI" - Smentiscono l'ultima ipotesi i cacciatori di Camporosso. "Ho già detto tutto ai carabinieri, il ragazzo non cacciava con noi - dice Luciano Bacigaluppi, il capo squadra -. Conoscevo Nathan, il papà e il nonno. È stata una disgrazia. Abbiamo cacciato a squadre congiunte con quella di Perinaldo. Saremo stati 25 o 26 persone, su un'area molto estesa con circonferenza di circa 3 km. In situazioni simili può capitare che una coppia di cacciatori si trovi anche a 300 o 400 metri di distanza da un'altra". Ma "sappiamo sempre dove siamo tutti, ci sentiamo via radio".
E' possibile che Nathan stesse cacciando con un'altra persona. La caccia al cinghiale avviene infatti a coppie: un passista attende la preda, un battitore spara.
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SCAMBIATO PER UN CINGHIALE - Nathan era insieme al suo cane quando è stato raggiunto da un colpo esploso con una Winchester 300 Magnum. A fare fuoco è stato un cacciatore 29enne che lo avrebbe scambiato per un cinghiale: ora è indagato per omicidio colposo.
"PAPA' MI HANNO SPARATO" - Strazianti le parole del padre della vittima, Enea Labolani, che ha raccontato la telefonata con Nathan, prima che il ragazzo morisse. "Mio figlio mi ha gridato al telefono 'papà, papà, mi hanno sparato nella pancia; mi hanno sparato nella pancià. Poi è caduta la comunicazione". E' stato il signor Labolani a contattare il ragazzo quando ha visto pompieri e carabinieri a bordo strada e ha saputo che un giovane era stato ferito durante una battuta di caccia.
Ai soccorritori le condizioni di Nathan sono apparse subito gravissime: il colpo di fucile lo aveva colpito sul fianco e il proiettile si era aperto all'interno del corpo. Per lui non c'è stato nulla da fare.
"NATHAN NON AVEVA UN FUCILE" - "Non so se quell'arma che hanno trovato fosse davvero la sua - dice Enea Labolani - io certamente non sapevo che mio figlio la detenesse, ma ciò non cambia la realtà dei fatti ovvero che è stato ucciso un ragazzo con la vita ancora tutta davanti".
Secono Labolani, Nathan non stava partecipando alla battuta, il ragazzo non si sarebbe mai interessato di caccia, a differenza del nonno, che tuttavia teneva i fucili chiusi a chiave col lucchetto.
A chi ha sparato "dico che avrebbe dovuto accertarsi che dietro a quel cespuglio si nascondesse realmente un cinghiale, visto che la vegetazione è molto folta e non si può capire soltanto dal rumore. Dicono di aver gridato le frasi di rito che i cacciatori urlano solitamente prima di sparare, tipo 'Chi va là' o 'Chi c'è là', per essere sicuri che non ci siano persone nei dintorni, ma come facciamo a sapere che è vero? Soltanto i due cacciatori che partecipavano alla battuta e mio figlio potevano saperlo".
Enea è amareggiato perché "non solo chi ha sparato, ma nessuno dei cacciatori, anche quelli che conosco in paese, si è fatto sentire, di alzare il telefono". Nathan "si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se soltanto fosse stato a una decina di metri di distanza, il suo rumore tra le fronde, si sarebbe confuso con quello del fiume e del vicino sentiero. E nessuno si sarebbe accorto di lui".