Raffaele
Marmo
PPresidente Tajani, Mario Draghi non deve cedere all’ultimatum di Giuseppe Conte?
"Assolutamente no. Non si può cedere. Se un leader politico pone le bandiere del proprio partito come un diktat o un ultimatum “prendere o lasciare”, allora finisce questo governo". E’ netto e secco il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani. E non ha voglia di ricorrere a fronzoli di maniera: "Questo è un governo di unità nazionale - avvisa - chiamato a salvare il Paese in un momento di difficoltà e, dunque, a affrontare le emergenze per le quali è nato e quelle nuive. Se si mantiene ferma questa impostazione, nessuno può porre veti o ultimatum e il governo può durare fino alla primavera".
E se i grillini escono dalla maggioranza?
"E’ molto difficile che possa nascere un altro governo. Se cade questo, è finita la legislatura. Al massimo si potrà avere un esecutivo per l’ordinaria amministrazione".
L’esito della crisi sarebbe il voto anticipato in autunno?
"Il rischio è quello, ma noi vogliamo che si arrivi fino a marzo. E non intendiamo partecipare a questi show elettorali già cominciati. Gli italiani ci chiedono serietà, responsabilità, affidabilità per affrontare questioni come la guerra, l’inflazione che falcidia i salari e i redditi, il ritorno della pandemia. Mi auguro che lo capiscano tutti".
Conte, però, ha presentato un documento che riguarda anche le emergenze indicate. Il cahier de doléance grillino è solo un pretesto?
"E’ una mossa pretestuosa di un partito in difficoltà, che ha avuto una scissione e che perde consensi in continuazione. Uno, però, può anche issare tutte le bandiere identitarie che vuole, ma non c’è bisogno di minacciare la crisi con un gran teatro che da settimane ha fatto perdere un sacco di tempo al Parlamento sul decreto “Aiuti”. Insomma, le diatribe interne al Movimento non possono diventare un blocco all’azione del governo. E, invece, abbiamo dovuto assistere addirittura al rientro del Presidente del Consiglio da un vertice internazionale per i loro capricci. E’ da irresponsabili".
Il rientro di Draghi dal G7, con lo scatto al Museo del Prado, resterà l’icona della turbolenza grillina.
"Ma scherziamo. Il rientro precipitoso del premier è una vicenda che danneggia l’Italia, non Draghi. E certamente è tornato per le fibrillazioni dei 5 Stelle. Per che altro? Ma anche l’atteggiamento del Pd sulla depenalizzazione della cannabis coltivata a casa e sullo ius scholae introduce elementi divisivi e crea problemi al governo".
Enrico Letta sostiene, però, che cannabis e ius scholae sono materia del Parlamento e non del goevrno.
"Ma spaccano ugualmente la maggioranza perché sono proposte divisive. Noi la liberalizzazione della Cannabis non la voteremo mai. E, del resto, non mi pare che per il lavoratore che non riesce a arrivare a fine mese il problema sia avere la libertà di coltivare la cannabis a casa".
Sullo ius scholae per i figli di immigrati, però, avete un atteggiamento più aperturista.
"Sì, ma hanno rifiutato ogni mediazione, come quella dei cinque anni più tre di scuola o di formazione professionale per dare davvero la possibilità di integrazione culturale. Non mi sembra che siamo contrari, ma serve ragionare e discutere".
Eppure, anche Matteo Salvini, in più di un’occasione, ha fatto fibrillare il governo per sostenere posizioni identitarie leghiste.
"Non mi pare che la Lega abbia mai minacciato la crisi di governo e non mi pare che Draghi sia mai tornato dall’estero per colpa di Salvini".
La battaglia sul catasto, anche per voi di Forza Italia, non è stata un passaggio propriamente indolore.
"Non abbiamo mai minacciato la crisi né fatto sceneggiate che indeboliscono il governo. Abbiamo chiesto e ottenuto che non ci fossero tasse sulla casa né ora né dopo Draghi. E siamo arrivati a un compromesso. Nessuno pone in discussione la possibilità di porre un problema politico, ci mancherebbe. Ma con i grillini siamo di fronte a una sceneggiata e a capricci che derivano da vicende interne al Movimento e che, nel loro intento, servono solo a cercare di riprendere un po’ di consenso. Ma continuando di questo passo, con questi spettacoli irresponsabili, altro che 4 su 10, come è accaduto nelle recenti elezioni: a votare non ci andrà nessuno".