Venerdì 8 Novembre 2024

Antonio Pallante è morto: nel 1948 sparò nell'attentato a Palmiro Togliatti

Il decesso a 99 anni è avvenuto nel luglio scorso, ma solo ora la notizie è trapelata dai familiari

Antonio Pallante mentre viene condotto in aula per il processo, nel giugno del 1949 (Ansa)

Antonio Pallante mentre viene condotto in aula per il processo, nel giugno del 1949 (Ansa)

Roma, 2 gennaio 2023 - Antonio Pallante è morto. L'attentatore di Palmiro Togliatti è scomparso nella sua casa di Catania a 99 anni. Il decesso è avvenuto nel luglio scorso, ma la notizia è trapelata soltanto oggi dai familiari. Pallante il 14 luglio 1948 sparò quattro colpi di pistola per uccidere il leader Partito comunista italiano. La sparatoria avvenne a Roma, vicino la Camera dei deputati, da dove il 'Migliore', come era soprannominato Togliatti, era appena uscito in compagnia di Nilde Iotti, che rimase illesa.

L'attentato a Togliatti

Agì da solo Pallante, spinto dalla paura dell'espansione del comunismo in Italia. Non si è mai più occupato, almeno pubblicamente, di politica. Ha sempre giudicato il suo gesto ripugnante, pur pensando che fosse la cosa giusta da fare per salvare il Paese dal rischio comunista. Il tentato omicidio, commesso dopo la vittoria della Democrazia cristiana alle politiche del 1948, portò l'Italia a un passo dalla guerra civile. Ci furono forti manifestazioni di piazza che spinsero Togliatti, ferito alla nuca e al torace, a rilasciare un'intervista dal Policlinico di Roma, dove era stato operato, per tranquillizzare tutti. "Sono fuori pericolo", disse il leader del Pci, assicurando a tutti i compagni che presto sarebbe "tornato al suo posto". A riportare la tranquillità sociale, si ipotizzò, contribuì anche la quasi contemporanea vittoria di Bartali di una tappa e poi del Tour de France.

Chi era Antonio Pallante

Ex seminarista e poi componente membro della Gioventù Italiana del Littorio per poi fare campagna elettorale nel 1948 per il Blocco Democratico Liberal Qualunquista, Pallante era un oscuro 24enne studente fuoricorso di Giurisprudenza ed era spinto all'epoca, sostenne poi, da un estremo nazionalismo. Dopo la sparatoria fu arrestato dai carabinieri e disse di avere acquistato l'arma a Randazzo, suo paese di origini, e di essere arrivato a Roma con l'obiettivo di assassinare Togliatti. Un primo tentativo, compiuto il 13 luglio del 1948, il giorno prima dell'attentato, era andato a vuoto perché non era riuscito a farsi ricevere nella sede della segreteria del Pci, in via Botteghe Oscure. Processato per tentativo di omicidio fu condannato a 13 anni e otto mesi di reclusione. La pena in secondo grado fu ridotta a dieci anni e otto mesi. Dopo l'intervento della Cassazione e a un'amnistia scontò cinque anni e tre mesi di carcere e fu scarcerato nel 1953. Dopo avere lasciato la prigione, non essendo stato interdetto dai pubblici uffici, trovò lavoro alla Forestale, come suo padre, e poi alla Regione Sicilia.