"Il popolo israeliano, in quanto responsabile di genocidio, non è ospite gradito tra i clienti della nostra stuttura". L’Hotel Garni Ongaro di Selva di Cadore, in provincia di Belluno, contattato dall’Ansa, non commenta il messaggio inviato a un nucleo familiare di turisti israeliani prenotatosi per un soggiorno in Val Fiorentina, alle pendici del Pelmo e del Civetta, dall’1 al 3 novembre. Un messaggio che fa scalpore. "Vergogna antisemita", la definisce l’ex ambasciatore israeliano in Italia, Drod Eydar, che apre il caso – prima in Israele e poi in Italia – ripubblicando il messaggio completo dalla piattaforma di Booking. Nella risposta in inglese, i gestori del Garni non rifiutano formalmente il soggiorno, ma confidano che il gruppo disdica la prenotazione, "felice" di farlo, annotazione che – viste le premesse – appare a dir poco provocatoria. Non manca la parte economica. Nell’ipotesi di adesione alla suggerita rinuncia, la struttura si dichiara parimenti "felice" di garantire "la cancellazione gratuita" (non prevista dalla prenotazione via piattaforma).
La notizia approda già di prima mattina sulle chat ebraiche in Israele e in Italia, poi su Canale 12 e su tutti i media israeliani. Un esempio del "rampante antisemitismo che attraversa l’Europa", stigmatizza JFeed. "Posso solo immaginare, il dolore e il senso di ingiustizia che proverei se un hotel mi negasse un posto dove stare semplicemente a causa della mia identità", ribalta la prospettiva su X l’attivista palestinese Ihan Hassan che qualifica la risposta della struttura ricettiva come atto "sbagliato, vile e discriminatorio".
L’aria pura dolomitica e i miasmi del conflitto in corso. La Regione Veneto, ancora scottata dall’analogo caso del 7 luglio scorso a San Vito di Cadore, poi mediaticamente rattoppato incolpando del riferimento ai "forni" Google translator e la piattaforma di prenotazione, prende di nuovo le distanze. "Credo fermamente che la nostra offerta turistica debba essere inclusiva, apolitica e rispettosa di tutti – reagisce il governatore Luca Zaia –. Episodi del genere sono inaccettabili: il Veneto non è questo. Mi sento profondamente turbato e allibito. Da secoli siamo un popolo aperto al mondo e rispettoso delle identità altrui. Nostro compito non è chiudere le porte ma aprirle".
Beffa ulteriore: alti esponenti della comunità ebraica veneziana sono da anni affezionati frequentatori della val Fiorentina. Mai segnalati atti ostili. Anche per questo, a 16 mesi dalle Olimpiadi di Cortina – che per la cronaca e la geografia sta appena a 40’ di macchina, subito dietro il Passo Giau – il territorio fa sentire la sua voce per riaffermare vocazione e identità. "Respingere un gruppo di persone per la loro nazionalità non fa parte della nostra cultura bellunese accogliente", dichiara il presidente della Provincia Roberto Padrin. "Non si può sporcare questa tradizione con episodi tanto vergognosi. Deve essere fatta piena luce su quanto accaduto", chiede il senatore Antonio De Poli (Udc). "Rifiutare ospitalità a turisti solo perché israeliani, e giustificarsi denunciando i massacri in corso a Gaza, è una manifestazione da manuale di razzismo", denuncia Andrea Martella (Pd). "Mai confondere i popoli con i loro governanti e gli errori degli Stati. Vale per gli israeliani come per i palestinesi", sintetizza il presidente del Consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti. Del resto, "nessuno confonde il popolo afghano con i talebani o il popolo iraniano con l’oscurantismo degli ayatollah". Ma c’è chi la pensa diversamente. L’attivista proPal Gabriele Rubini, alias Chef Rubio, applaude l’albergatore cadorino: "Anche questa è lotta. Chi si considera superiore al resto dell’umanità deve essere respinto".