Sabato 23 Novembre 2024
PACO MISALE
Cronaca

Animali, contro di loro un reato all’ora. Crescono i maltrattamenti

Dati choc della Lav nel rapporto Zoomafie 2018. Denunce +4%. L'emergenza combattimenti tra cani

Lo sguardo triste di un cane Labrador (Ansa)

Lo sguardo triste di un cane Labrador (Ansa)

Roma, 30 luglio 2018 - Un reato all’ora contro gli animali. Per la precisione, ogni 55 minuti, per un totale di 8.518 fascicoli (3.869 a carico di noti e 4.649 a carico di ignoti) con 5.310 indagati. Numeri preoccupanti, emersi dal Rapporto Zoomafia 2018, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio della Lav, che sottolinea come il reato più contestato resta quello di maltrattamento di animali, con oltre 2.600 procedimenti, pari al 31,19% del totale. Seguono l’uccisione, in aumento dell’1,72% rispetto al 2016 (oltre il 30% del totale), i reati venatori, l’abbandono e detenzione in condizioni deprecabili, il traffico di cuccioli e, in preoccupante crescita, l’organizzazione di combattimenti tra cani.    Il business è in mano alla criminalità organizzata (anche il furto di bestiame: ogni anno spariscono in italia 150mila capi), mentre per quanto riguarda la geografia dei reati, il rapporto sottolinea come a «Crotone nel 2017 non siano stati registrati procedimenti per i reati contro gli animali». Questa situazione viene definita dall’autore del rapporto come «sicuramente anomala», soprattutto tenendo conto dei dati pervenuti dalle altre procure. 

Quella con meno procedimenti è Savona (solo tre in tutto il 2017), mentre Brescia risulta essere la città con più procedimenti: più della metà sono reati venatori (seguono Vicenza, Udine, Verona e Napoli). Nel complesso, i procedimenti nel 2017, rispetto al 2016, sono aumentati del +3,74% (7.100 fascicoli nel 2017 e 6.844 nel 2016) mentre gli indagati sono diminuiti dell’1,08% (4.487 indagati nel 2017 e 4.536 nel 2016). «I crimini contro gli animali sono in aumento rispetto al totale dei reati commessi in Italia nel 2017 che, secondo gli ultimi dati ufficiali, hanno registrato una flessione del 10%: è chiara la controtendenza - spiega Troiano -. La diminuzione del numero degli indagati, invece, può indicare una flessione nella repressione dei reati contro gli animali perpetrati in modo organizzato o con il concorso di più persone».

E se poi da un lato la presenza della criminalità nel mondo dei cavalli, delle corse e degli ippodromi continua a essere forte (nel 2017 15 interventi delle forze dell’ordine, 6 corse clandestine bloccate, 61 arresti, 20 cavalli sequestrati), dall’altro anche il business legato alla gestione di canili ‘illegali’, così come quello sui randagi, mantiene intatto il suo potenziale criminale che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui. Anche la tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est si conferma uno dei business più redditizi che coinvolge migliaia di animali ogni anno e che vede attive anche vere e proprie organizzazioni transazionali. Secondo i dati della Polizia giudiziaria, negli anni 2015 e 2016 sono stati sequestrati 964 cani e 86 gatti (dal valore complessivo di 717.800 euro). 

image   Una situazione resa ancora più preoccupante dall’uso massiccio di animali come arma o come ‘oggetti’ per intimidire. Il recapitare parti di animali rappresenta l’1,65% delle modalità di intimidazione e minacce. Ma il vero allarme, e il nuovo affare per la criminalità, grande e piccola, è rappresentato dai combattimenti tra cani. Sono migliaia le vittime ogni anno. Così adesso, dopo l’ultimo caso (l’avvelenamento del cane eroe Kaos), scende in campo la politica. È l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, che spinge «il Parlamento a trasformare in legge le previsioni dell’ordinanza ministeriale contro i bocconi avvelenati e soprattutto, come prevede la mia proposta di legge, di rafforzare le pene per chi si macchia di gesti simili e più in generale per chi uccide gli animali».