Pavia, 19 dicembre 2024 – Andreea Mihaela Antochi non c’è più, ma le sue foto con il pancione e la copertina ricamata con scritto ‘Welcome Sasha’ erano ovunque questa mattina. Si trovavano sui cartelloni e le tenevano in mano i manifestanti che avevano sfidato la pioggia pur di ritrovarsi davanti al San Matteo per un presidio. Una manifestazione di protesta perché “non si può morire di parto nel 2024”. “Hanno aspettato troppo” era il commento che circolava tra le lacrime che gli amici e i parenti della 30enne non riuscivano a trattenere.
“Si deve arrivare a queste parole atroci – si leggeva su un cartellone scritto con il pennarello rosso che le amiche della 30enne di origini romene tenevano in mano: ‘Mi manca l’aria’, ‘Non respiro’, ‘Non ce la faccio più’. Chiuso nel suo dolore il marito e il padre del piccolo, Florin Catalin Lovin che insieme alla moglie aspettava con ansia il primo bambino. Era stato con lei per tutto il travaglio iniziato domenica sera che si è concluso con un tragico epilogo. “Si poteva fare molto di più” si limita a dire l’uomo.
Nei prossimi giorni sarà effettuata l’autopsia sui corpi della mamma e del feto. Intanto nella denuncia presentata in Procura il marito ha dichiarato che la donna accusava malori fin dalla scorsa settimana e aveva chiesto di essere ricoverata per partorire con un cesareo. “Una donna deve avere il diritto di partorire come vuole” sostenevano le amiche. “Dobbiamo avere paura anche ad avere dei figli? Siamo stufe di sentirci cavie”.
Domenica, stando a quanto fa sapere il legale dei familiari, Andreea è stata ricoverata perché accusava dei dolori e i medici hanno deciso di procedere con il parto indotto. Durante il travaglio però la donna avrebbe anche vomitato sangue. Poi è insorta la crisi respiratoria e l’arresto cardiaco. “Vogliamo giustizia” ripetevano i familiari che pensavo di poter festeggiare la nascita di Sasha. Martedì hanno saputo che erano deceduti entrambi.