“La storia dell’umanità è costruita sull’acqua. E da seimila anni il governo dell’acqua è alla base di tutte le civiltà che conosciamo e si sono succedute". Andrea Rinaldo, 69 anni, idrologo con cattedre a Padova e Losanna, è tra le massime autorità internazionali in materia. Personalmente, lo aiuta il fatto di essere nato a Venezia, "la città che di acqua vive e di acqua rischia di morire" e che vorrebbe contribuire "a salvare". Accademicamente, lo certifica la recente conquista dello Stockholm Water Prize, il Nobel dell’Acqua ritirato il 23 agosto dalle mani di Carlo XVI Gustavo re di Svezia.
Professore, siamo fatti in larga parte di acqua ma dall’acqua ci facciamo sempre sorprendere. Perché?
"Magari bastasse la composizione corporea a facilitare la conoscenza... È da quando l’uomo era cacciatore-raccoglitore e poi si è trasformato in agricoltore che l’acqua guida l’evoluzione della nostra specie. Purtroppo non sempre la capiamo".
Ci aiuti lei.
"I sistemi fluviali si auto-organizzano. Sono reti frattali con caratteristiche universali".
In parole più semplici?
"Se riproduce su un foglio due fiumi, omettendo la scala, lei non sa qual è il più grande e il più piccolo. L’universalità delle forme fluviali si manifesta nella loro funzione: regolare piene, siccità e una equa distribuzione dell’acqua ".
Però, ultimamente, i fenomeni estremi stanno diventando ricorrenti. Marche (settembre 2022), Romagna (maggio scorso) e ora Toscana sono un tris da horror. Che sta succedendo al nostro Paese?
"L’inevitabile. La temperatura terrestre continua ad aumentare: a ogni grado Celsius crescente corrisponde un 6-7% in più di vapore acqueo che sale nell’atmosfera e prima o poi torna a terra. È una quantità d’acqua immensa, spesso dopo grandi siccità. Siccità e alluvioni sono facce della stessa medaglia".
Ma un tempo le alluvioni erano localizzate, investivano una singola città o paese. Ora assistiamo a tracimazioni diffuse che colpiscono contemporaneamente più province.
"Sul piano causale, non c’è alcuna differenza tra quanto successo in Romagna e in Toscana. In un Paese come il nostro, con caratteristiche morfologiche molto varie nello spazio di pochi chilometri, fronti freddi locali possono scatenare bombe d’acqua impressionanti con ricadute immediate sui corsi d’acqua medi e piccoli che plasmano il territorio. La dinamica è questa".
Insomma, d’ora in poi la situazione potrà solo peggiorare?
"II 3 luglio scorso, dopo un giugno da record, c’è stato il giorno più caldo della storia della Terra, oltre 17° gradi Celsius di media, inclusi i poli. Il dato è chiaro. Tutti i Paesi dovrebbero utilizzare meno fonti fossili. Ma poiché, almeno nell’immediato, non accadrà, intanto spetta ai singoli Paesi organizzarsi. Abbiamo un vantaggio: i fiumi sono prevedibili. E abbiamo il verbo-guida: adattarsi ai fenomeni".
In un Paese così eterogeneo?
"Ci salveremo con aree di espansione ’fusi arginali’ lungo i corsi d’acqua. Aree che le autorità decidono di sacrificare (con indennizzi automatici ai proprietari). Abbiamo lo straordinario tesoro dei Consorzi di bonifica. E possiamo ridurre gli effetti del rischio idrogeologico con investimenti mirati".
A parole, la politica è pronta .
"Dice? Qui servono fatti. A questo ritmo di estremizzazione climatica, due eventi alluvionali potrebbero infatti colpire una stessa area geografica anche a distanza di poco tempo. I cittadini elettori sappiano che l’agenda della prevenzione è anche nelle loro mani".