Perugia, 18 marzo 2025 – Appariva tranquillo, alla famiglia non aveva mai dato l’impressione di avere preoccupazioni, né di essere in pensiero per l’università. Quella famiglia che, da subito, ha cercato una spiegazione alla tragica fine di Andrea Prospero, lo studente di 19 anni di Lanciano trovato morto in un monolocale in pieno centro a Perugia. Papà Michele, la mamma Teresa e i due fratelli (la gemella Anna e il più piccolo, Matteo) non hanno mai creduto che il suicidio fosse l’unica spiegazione della morte del loro ragazzo. E, di fatto, non lo credono ancora.
Michele, cosa pensa dell’arresto del diciottenne?
“Resto della mia idea, che mio figlio Andrea non si è suicidato e non è stato indotto al suicidio. Questo sviluppo delle indagini è molto importante e ringrazio la Procura e gli investigatori. Li ringrazio perché hanno iniziato a lavorare da subito e per quanto fanno ancora. Ma Andrea è stato ucciso”.

Secondo la Procura, però, Andrea aveva deciso di mettere fine alla sua esistenza e aveva chiesto consigli al 18enne che ora è ai domiciliari. Questa è la ricostruzione degli investigatori. Cosa le fa credere con tanta certezza che si sia trattato di omicidio?
“Non avrebbe mai ingerito di sua spontanea volontà i farmaci. Non prendeva neanche la Tachipirina quando aveva la febbre... Qualcuno deve averlo obbligato, ne sono certo. Non era solo in quella stanza quando è morto, doveva esserci qualcun altro che lo ha costretto a fare quello che ha fatto”.
E adesso?
“Abbiamo massima fiducia negli inquirenti, massima fiducia. E li ringrazio ancora per quello che stanno facendo. Ma non ho intenzione di fermarmi, di arrendermi. Andrò avanti perché ho la certezza di un padre, di un padre che sa che suo figlio non si sarebbe mai ucciso. Io non ho dubbi che tutta la verità verrà a galla, grazie alle indagini si capirà tutto. Non c’erano motivi per cui Andrea si togliesse la vita, non ce n’erano. Non esistevano problemi impossibili da superare oppure tali da fargli credere che la morte fosse l’unica soluzione”.
Le sim card, 46, che sono state trovate ad Andrea, i contatti su Telegram, i cinque telefonini. Restano aspetti da chiarire.
“È dolore che si aggiunge al dolore, perché è come se avessi due figli Andrea. Uno quello che conoscevo, che ho sempre conosciuto. E l’altro di cui non sapevo nulla, che pure c’era, anche se era rimasto nell’ombra. Siamo pronti a scoprire anche questo suo aspetto sebbene, come ho già detto, è un motivo di dolore ulteriore in una situazione che è già dolorosissima. Io, noi famigliari vogliamo conoscere la verità, arrivare fin in fondo, per quanto difficile sarà. È per questo che sono certo che arriveranno degli sviluppi, che si capirà meglio cosa è successo in quella stanza. Dove, lo ribadisco, Andrea non era solo. Era un ragazzo ingenuo e sono praticamente certo che, per questo, si sia infilato in qualcosa di più grande di lui. Sono convinto che le indagini faranno chiarezza”.
Com’era Andrea gli ultimi giorni che vi siete sentiti?
“Quello di sempre, niente lasciava immaginare quello che poi è successo. Ha parlato al telefono con la mamma, ci siamo salutati. Era il giorno prima che scomparisse. Nulla poteva far presagire quello che è accaduto, nulla lasciava intendere che stesse vivendo un momento di disagio, di difficoltà. Non può essere, non può essere. Il filmato dello studentato dove alloggiava, quello della mattina della scomparsa: Andrea era il solito e anche lì, da quelle poche immagini, non traspare nulla. Stiamo vivendo una tragedia che nessuna famiglia dovrebbe vivere e che, mi auguro, nessuno si troverà mai a vivere”.