Mercoledì 19 Marzo 2025
GIULIA PROSPERETTI
Cronaca

Caso Prospero, lo psicologo Lavenia: “Il digitale ci rende meno umani. Trappola per fragili”

Dopo la tragedia di Perugia, il professore: “Bisogna abbandonare l’idea che i nostri figli, soprattutto i minori, abbiano diritto alla privacy. Mettiamo dei limiti, imponiamo giornate di detox e sproniamo i ragazzi a uscire fuori di casa”

Caso Prospero, lo psicologo Lavenia: “Il digitale ci rende meno umani. Trappola per fragili”

Roma, 19 marzo 2025 – “Il digitale ci sta rendendo sempre meno umani. Abbiamo visto, ancora una volta, quanto può essere pericolosa la rete, ma soprattutto quanto può essere pericoloso affidarci ad amici virtuali. Andrea Prospero aveva bisogno di aiuto, poteva sicuramente essere salvato ma, invece di trovare qualcuno che potesse sostenerlo, ha trovato qualcuno che lo ha spinto ancora di più verso la morte”. Questo il monito lanciato da Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo.

Lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia
Lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia

Dottor Lavenia, manca la percezione di una connessione tra il virtuale e il reale?

“Se i due ragazzi fossero stati faccia a faccia sarebbe stato diverso. Il suo interlocutore virtuale (il 18enne romano ai domiciliari con l’accusa di istigazione o aiuto al suicidio, ndr) non sarebbe stato mai capace di dire le stesse frasi guardandolo negli occhi, standogli vicino. La tecnologia, invece, disumanizza l’altro. Anche la semplicità di acquistare in completo anonimato droghe e farmaci, come l’ossicodone, sul dark web fa cadere tutti i blocchi che ci sarebbero nel mondo reale”.

Per i ragazzi che hanno delle fragilità può essere un rischio reale rifugiarsi sul web?

“Online troviamo facilmente tutto quello che vogliamo: dai gruppi pro anoressia a quelli che inneggiano alla morte. La tecnologia si inserisce perfettamente dove c’è una difficoltà o dove c’è un’assenza. Può diventare un’anti-ansia, un’anti-noia, un compagno per la solitudine. Il tema è l’assenza, cosa manca oggi ai ragazzi”.

E cosa manca oggi a questi ragazzi?

“Una rete di supporto, un numero sempre attivo per chiedere aiuto in qualunque ora del giorno o della notte, un amico in carne e ossa. È fondamentale ritornare a sviluppare relazioni sane e concrete. Soprattutto non bisogna sottovalutare la salute mentale. Tutti gli indicatori rilevano un grande peggioramento del benessere psicologico negli adolescenti”.

Si può avere una doppia vita all’oscuro dei familiari più prossimi o ci sono dei segnali?

“I segnali ci sono ma non tutti abbiamo le capacità e le competenze per poterli leggere: magari pensiamo che nostro figlio sia solo un ragazzo un po’ introverso. Ma quando un ragazzo inizia a chiudersi e a evitare le relazioni sociali è un segnale. Queste tragedie si possono prevenire solo iniziando a fornire ai genitori competenze di base di natura psicologica e un’educazione digitale. Altrimenti la distanza digitale fra noi e i nostri ragazzi diventa distanza relazionale”.

Proposte concrete per supportare i giovani in difficoltà?

“Introduzione obbligatoria del patentino digitale, rilasciato dopo un percorso di consapevolezza affiancato dai genitori e una mappatura delle competenze, al termine della scuola superiore, per sapere come sta la persona in quel momento. Un test al quale far poi seguire un intervento di counseling psicologico per dare sostegno in caso di difficoltà”.

Cosa possono fare le famiglie per tutelare i propri figli?

“Capire che lo smartphone non è un gioco e la rete non è un passatempo. Bisogna abbandonare l’idea che i nostri figli, soprattutto i minori, abbiano diritto alla privacy. I nostri figli devono sapere che i genitori in qualsiasi momento possono entrare nel loro mondo, anche quello digitale. Chiediamo ai ragazzi come va la loro vita online, mettiamo dei limiti, delle giornate di detox, e sproniamo i ragazzi a uscire fuori. Altrimenti avremo ragazzi sempre più chiusi nelle loro stanze, che non avranno voglia di vivere, facili prede delle dinamiche del web”.