Roma, 5 aprile 2024 – "Pensarti con un sorriso non è possibile. Oggi è tutto buio”. E’ una lettera straziante quella pubblicata sui social da Alessia Gregori, a un anno di distanza dalla tragica morte del fidanzato Andrea Papi, il runner 26enne ucciso un anno fa dall’orsa Jj4 nei boschi sopra l’abitato di Caldes in Trentino. “Andrea ti voglio ricordare tutti i giorni della mia vita tranne oggi, avere un ricordo nel cuore di ogni giornata, tranne oggi. Oggi non c'è nessuna emozione positiva da trasmettere, oggi il ricordo è solo quello che ognuno di noi ha provato, chi quella notte, chi il giorno dopo, quando hanno saputo, dolore, urla, incredulità. Oggi ci si ricorda solo di cosa potresti aver provato tu in quel momento, dolore, paura, rabbia, non voglio saperlo”, ha scritto la fidanzata.
Nel messaggio affidato ai social la ragazza ripercorre i momenti di angoscia vissuti dalla famiglia e dagli amici di Andrea che, uscito per una corsa pomeridiana, non aveva più fatto rientro a casa. “5 aprile – ricorda Gregori – chiamate senza risposta, ansia, 112, buio, pompieri, soccorso alpino, droni, cani molecolari, telefono che continua a suonare, su e giù per la strada 100 volte, scendere con la delusione ma anche il sollievo di non averti trovato, quella panchina al freddo, mille domande in testa, urla degli amici che ti cercavano che si sentivano in tutto il paese, 5 ore in cui la consapevolezza montava dentro tutti, sguardi di rassicurazione e di paura, sigarette spente a metà e riaccese subito, freddo, dentro e fuori”. “Hanno trovato qualcosa, silenzio, silenzio, silenzio, un carabiniere che si toglie il berretto e ci invita a sederci, lo hanno trovato. Finalmente l'attesa è finita, purtroppo la vita è finita. Il cuore si spezza, ma riposa”. “Pensarti con un sorriso oggi non è possibile – scrive ancora Gregori –, oggi è tutto buio, ma domani sarai luce e coraggio per tutti, per chi lascia tutto e va via, per chi prova a ricominciare, per chi ogni giorno racconta dello ‘zio Andrea’, per chi aspetta ancora il brindisi del suo compleanno, per chi prega, per chi combatte e per chi rinasce. Quindi Andre oggi ti saluto, ci pensiamo domani, e sempre”. Di recente anche il padre, Carlo Papi, ha parlato del figlio denunciando la scia d’odio sui social: “La storia di Andrea è come quella di Gesù Cristo, morto innocente e schernito per la sua passione per l'attività all'aria aperta. Per noi, tra cattiverie riportate sui social e calunnie immotivate, è una via crucis continua. Ora non chiediamo solo che sia fatta giustizia, ma la pretendiamo”. Carlo Papi si riferisce al braccio di ferro tra l’amministrazione provinciale e le associazioni animaliste scattato subito dopo la tragedia sulla gestione dei grandi carnivori. Papi ha insistito sulla necessità di individuare i responsabili dell’accaduto: “Ancora non sappiamo nulla dell’indagine della Procura di Trento, ma abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura. Speriamo che si muova qualcosa, perché un giovane di 26 anni, in buona salute, pieno di energia e di progetti per il futuro non può morire così. Andrea è stato abbandonato dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerlo”.