Genova, 4 ottobre 2024 – L’imperativo categorico è chiaro: l’appuntamento con l’autoanalisi va rimandato al dopo. Ora è tempo di pensare al fitto calendario della campagna elettorale. Il tema del campo largo che si è ristretto aleggia ancora nell’aria, ma il candidato del centrosinistra Andrea Orlando vuole guardare oltre. E rivendica l’unità della coalizione: "È vero che abbiamo avuto difficoltà all’ultimo miglio sulla composizione dell’alleanza, non va negato, ma è anche vero che la nostra è una coalizione di gran lunga più larga di quelle che si sono presentate alle ultime tornate elettorali".
Orlando, cito da Matteo Renzi: "Ho parlato con Elly e Andrea, come si fa tra persone perbene. L’accordo è quello di dare libertà di voto, ce l’hanno chiesto quelli del Pd e io la do". Non suona proprio benissimo...
"Non saprei. Francamente, dal momento in cui sono state depositate le liste, io sono impegnato prevalentemente nel parlare con le persone. E devo dire che il compito è anche agevolato, rispetto al capitolo dei moderati, dal fatto che i miei antagonisti scelgono di aprire la campagna elettorale con Vannacci e con Bandecchi. Rispetto a loro mi sento certamente più moderato e penso di avere buoni argomenti per parlare a quel mondo".
È stato fatto tutto quello che era possibile per evitare lo ’strappo’ con Italia viva? Il Pd non ha nulla da rimproverarsi?
"Sicuramente a livello ligure tutto quello che andava fatto per evitare gli strappi è stato fatto, anche recependo un’indicazione nazionale che consigliava di includere quanto più possibile. E questo nonostante le note difficoltà e le contraddizioni di una regione come la nostra, dove Italia viva governava con il centrodestra in un’amministrazione importante come quella di Genova. Dopo di che, le tensioni nazionali hanno prodotto una situazione che ha avuto riverberi anche sul territorio".
Beh, se il contrasto ha radici squisitamente romane c’è da aspettarsi che il campo largo naufraghi anche in Emilia-Romagna e in Umbria...
"Mi auguro di no, ma mi pare che i problemi non manchino anche altrove. E con tutta la buona volontà non sono in grado di dare una risposta. In questo momento mi sto occupando della Liguria e non voglio sottrarre neanche un minuto della mia attenzione agli impegni che mi aspettano".
Perché il rigassificatore va bene per Piombino e non va bene per Vado Ligure?
"Perché spostare il rigassificatore oggi da Piombino a Vado risponderebbe soltanto a un impulso di carattere politico-elettoralistico. Lo spostamento costerebbe 500 milioni di euro e non porterebbe un impianto aggiuntivo. Se il sindaco di Piombino non fosse di Fratelli d’Italia il tema del trasloco del rigassificatore non si porrebbe. In più a Vado Ligure si deve tener conto di un complicato equilibrio tra presenza turistica e industriale: questo ulteriore inserimento, che non porterebbe nessun beneficio agli utenti né ricadute occupazionali, rischierebbe di alterare una delicata armonia".
Il cuore della sua proposta politica per la Liguria è un progetto per la reindustrializzazione sostenibile. Cosa ha in mente?
"Il quadro di incertezza a livello globale e l’aumento dei costi dell’energia e dei trasporti impongono di ripensare all’opzione di un accorciamento delle catene produttive, il cosiddetto reshoring. In Liguria abbiamo le aree e la tradizione industriale ma, a differenza di altre realtà, la Regione non è dotato di uno strumento operativo dedicato. La mia idea è quella di trasformare Filse, la finanziaria della Regione, affinché svolga anche un ruolo di sostegno alla reindustrializzazione e di gestione delle crisi".