Milano, 27 dicembre 2024 – Una sorta di botta e risposta a distanza tra Andrea Beretta, l’ex capo ultrà dell’Inter, e Giuseppe Marotta, presidente della società nerazzurra, sullo sfondo dell’inchiesta della Procura di Milano sulle infiltrazioni criminali nelle curva di San Siro. Diciotto gli arrestati e giudizio immediato fissato il febbraio 2025.
Non poteva passare inosservata la notizia pubblicata dal Corriere della Sera sul verbale dell’interrogatorio di Beretta, finito in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, il rampollo della ‘ndrangheta che aveva messo occhi e mani sul secondo anello verde, e diventato collaboratore di giustizia, non senza accuse da parte dei suoi ex compagni di curva.
Interrogato il 22 novembre dai pm Alessandra Dolci, Sara Ombra e Paolo Storari, il 49enne di Pioltello avrebbe svelato vari retroscena sulla gestione del settore più caldo dei sostenitori interisti, tra biglietti per le partite casalinghe e per le trasferte, merchandising e baracchini all’esterno di San Siro.
L’episodio contestato
In particolar modo, nello stralcio del verbale riportato dal Corsera emerge un episodio che chiama in causa l’ad nerazzurro Giuseppe Marotta. Ecco la ricostruzione con le dichiarazioni fornite.
Beretta fatica a trovare biglietti per un Juventus-Inter, apprende che ai milanisti a Torino era andata meglio perché nei due club i dirigenti addetti ai rapporti con la tifoseria si erano accordati per convogliare su una ricevitoria 2mila biglietti poi acquistati dagli ultras, e allora spinge per lo stesso schema con l'Inter. Ma lo SLO (supporter liaison officer) dell'Inter, Massimiliano Silva si infuria: "Ricevo una chiamata - racconta Beretta - e questo qui comincia a insultarmi ('Non me ne fotte un c… di voi, io non passo guai per voi'), nasce una discussione al telefono, io resisto 10 secondi e poi vado giù, 'mi hai rotto i co…, vieni qua che ti ammazzo di botte', solite cose… È degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice 'ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società'. Allora lui va in società, si mette a scrivere, passa Claudio Sala (dirigente Inter responsabile della sicurezza della prima squadra, ndr) e gli dice 'ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore (Marotta, ndr)? Avvisiamo prima che metti di mezzo la società'. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr):'Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società'". Pm: "Questo lei come lo sa?". Beretta: "Me l'ha detto Claudio Sala. E quella volta lì (Marotta, ndr) mi ha salvato dal discorso della denuncia".
La smentita dell’Inter
Dal canto suo, Giuseppe Marotta ha smentito la parole di Beretta, escludendo che possa essere avvenuto un episodio del genere, a suo avviso in contraddizione con la politica di proteggere i propri collaboratori e invitarli a denunciare alla Digos i tentativi di condizionamento.
Il ruolo di Bellocco
Beretta ha parlato anche dei rapporti con Antonio Bellocco prima dell’omicidio e della sua scalata nella gerarchia della Curva Nord. “Dopo che Antonio subentra in questa dinamica, logicamente vuole essere al nostro fianco in questo- () C'aveva visto lungo". "Marco (Marco Ferdico, ndr) mi dice 'Guarda che e' meglio che lo teniamo con noi, cosi' almeno quando si presenta qualcuno di qualche famiglia di quelle cose se ne occupa lui'", spiega Beretta parlando agli inquirenti sulla decisione di far entrare il 36enne nel gruppo al vertice della Curva Nord nerazzurra. Nel colloquio in carcere la procuratrice aggiunta Dolci chiede, sempre parlando di Bellocco: "L'avete assoldato come vostro socio per avere la protezione nei confronti di pretese di eventuali altre famiglie calabresi?". "Si, l'idea era quella", risponde Berretta.