Mercoledì 13 Novembre 2024

Ammazzato per un parcheggio. Nonostante l’omertà, preso il branco

Spedizione punitiva contro il custode di Pompei che difendeva la figlia. Massacrato a coltellate

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Malgrado l’omertà, i depistaggi, le "mezze" testimonianze e l’assenza di immagini sono state tutte individuate e fermate le quattro persone accusate dell’omicidio di Maurizio Cerrato, il 61enne ucciso lunedì sera a Torre Annunziata (Napoli), al culmine di una "missione punitiva" scattata per un parcheggio. Una morte determinata da un gesto interpretato come uno sgarro: la rimozione di una sedia messa su un suolo pubblico per impedire a chiunque di parcheggiarci la macchina. La scorsa notte i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno fermato Giorgio Scaramella quasi 42 anni, il fratello Domenico, di 50 anni, Antonio Venditto, 25 anni e Antonio Cirillo, 32 anni, imparentati con gli Scaramella, tre con precedenti "significativi", ritenuti dall’ufficio inquirente del procuratore Nunzio Fragliasso gli assassini del custode del Parco archeologico di Pompei. Per il capo della procura emerge "la banalità del male". I quattro sono accusati di omicidio volontario premeditato, aggravato dai futili motivi. Maurizio, dopo essere intervenuto per difendere la figlia, è stato accerchiato e tenuto fermo mentre uno dei quattro gli sferrava un fendente, letale. Poco prima tra lui, la figlia, e uno dei quattro, insieme con una donna della stessa famiglia, c’era stata una lite, innescata perché a sua figlia, che aveva parcheggiato l’auto proprio su quel posto "riservato", le era stato tagliato un pneumatico. Il 61enne è stato aggredito e preso a colpi di crick. All’indagato si sono solo rotti gli occhiali che Maurizio si è anche proposto di ripagare. Ma l’aggressore non solo non ha voluto raccogliere il messaggio di pace del custode. Anzi. Si è allontanato, ma per chiamare rinforzi, gli altri tre complici, e mettere a segno la missione di morte. La figlia Maria Adriana: "A voi sembra giusto occupare un posto in modo illegale? Ho reagito? L’avrebbe fatto anche mio padre, lui questa cosa me la faceva sempre notare. E o rifarei anche domani" perché, spiega il legale della famiglia, l’avvocato Giovanni Verdoliva, "il cambiamento è questo: insegnare ai propri figli come vivere nella legalità".