Bologna, 3 giugno 2015 - Le problematiche legate all'amianto sono di grande attualità a causa delle gravi patologie che vengono causate, per il largo uso che ne è stato fatto negli anni precedenti, sino alla messa al bando con il D.L.257/1992 che ha vietato l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione. Amianto o asbesto è il nome commerciale dato a una trentina di minerali naturali che fanno parte della classe dei silicati. Di questi, solamente sei hanno avuto in passato grande importanza tecnologica e commerciale e a questi in particolare fa riferimento la normativa italiana. Le tipologie di cui parliamo sono: crisotilo, appartenente ai minerali di serpentino; crocidolite, amosite, tremolite, antofillite e actinolite, che fanno parte degli amianti d’anfibolo consideranti tra i più pericolosi per la salute umana. Importante notare che tra tutti questi il crisotilo rappresenta il 95% della produzione mondiale, mentre tra gli amianti d’anfibolo solamente la crocidolite e l’amosite hanno avuto importanza industriale. Sono parole di Isidoro Giorgio Lesci, PhD nel Dipartimento di Chimica Ciamician dell'Università di Bologna, interpellato sempre più spesso come esperto da quando l'amianto, e i temi di salute pubblica, sono diventati cruciali argomenti di dibattito. Di seguito riportiamo integralmente brani dei suoi interventi, oggetto di conferenze aperte al pubblico.
In ottant'anni di attività l’Eternit (Casale Monferrato, Torino) divenne popolarissima per la produzione di lastre ondulate, in seguito usate spesso per tetti e capannoni; come anche la produzione dei tubi in fibrocemento che hanno rappresentato lo standard nella costruzione di acquedotti non solo in Italia ma in più di 50 paesi nel mondo. Venne impiegato in scuole, ospedali, palestre, cinema oltre che in tutti i settori industriali. Per quanto la nocività degli amianti per la salute umana sia nota da lungo tempo e sia passato più di mezzo secolo dalla scoperta della relazione tra esposizione all’amianto e sviluppo di forme neoplastiche, il meccanismo di azione a livello molecolare è ancora largamente sconosciuto. Inizialmente il potenziale patogeno dell’amianto venne totalmente attribuito alla sola morfologia fibrosa, mentre, più recentemente, i meccanismi proposti vedono il concorso di più fattori chimici, fisici e meccanici.
La letteratura scientifica è ricca di articoli che dimostrano la correlazione tra esposizione ad amianto per inalazione e patologie, più o meno gravi, soprattutto a livello delle vie aeree e polmonari. Al contrario, pochi lavori scientifici (circa una cinquantina) pubblicati soprattutto nel decennio 1980/1990, considerano la possibilità che l’amianto ingerito, ad esempio mediante acqua potabile, possa provocare patologie al livello gastroenterico. Molti di questi studi, specialmente quelli più recenti, hanno trovato una forte correlazione tra amianto ingerito, rilasciato dalle condutture in cemento amianto, ed alcune patologie quali cancro allo stomaco, al colon/colon retto, al fegato, ai reni. A causa dello scarso rigore scientifico, talvolta mostrato da alcuni di questi studi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1994 è arrivata ad affermare che non esisteva alcuna prova seria che l’ingestione di amianto fosse pericolosa per la salute. Non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile.
Nonostante gli studi più recenti, in cui si mette in evidenza una certa incidenza tra ingestione prolungata di asbesto e patologie correlate, si osserva ancora una sorta di timidezza da parte di chi deve salvaguardare la salute pubblica a prendere precauzioni adeguate. Alcuni studi hanno dimostrato che esiste una contaminazione di fibre di amianto nelle acque dovuto sia a un inquinamento naturale delle sorgenti legato alle formazioni geologiche locali, sia a un inquinamento dovuto alla presenza di una vasta rete idrica di condutture in cemento-amianto. E con l’invecchiamento si osserva un aumento di fibre liberate.
Caso particolare è in Emilia Romagna, nel Modenese ad esempio, in cui si sono registrati, in specifiche zone, successivamente all’evento sismico di pochi anni fa, livelli di amianto nelle acque fino a 160.000-180.000 fibre per litro. Livelli elevati di amianto nelle acque, pongono diversi interrogativi sia sul reale effetto che la continua ingestione provoca nel lungo periodo nella popolazione esposta, e soprattutto nei bambini che saranno quelli più a lungo esposti, sia sul fatto che comunque quest’acqua la si usi (per il bucato, per l’igiene della persona, a fini alimentari) evaporando questa si accompagna alla liberazione delle fibre nell’ambiente circostante facendo aumentare la probabilità di inalarle, specie in un ambiente chiuso come quello domestico.
Recentemente è stato riscontrato in un ampulloma asportato a un paziente che vive in una delle aree cui facevamo riferimento sopra, tramite microscopia elettronica a scansione, la presenza di numerose fibre di amianto, sia di crisotilo che di crocidolite, confermando come l’ingestione di fibre di asbesto creerebbe un accumulo nell’organismo e contribuirebbe all’insorgenza di patologie. Singolare il fatto che già da molti anni l’amianto sia riconosciuto come cancerogeno, e dunque capace di causare tumori, e tuttavia non lo si considera come tale se ingerito. Inoltre la normativa nazionale non indica alcun limite di concentrazione di fibre per litro e tantomeno un metodo analitico per determinarla.
La maggior parte della rete idrica in cemento amianto contiene crocidolite. Questo tipo di amianto è tra i più pericolosi cancerogeni, conclude Lesci, infatti ancor prima della messa al bando dell’amianto l’Ordinanza Min. e Circolare 1986 Min. DPR 215/ 88 215/’ vietò l’ immissione sul mercato di crocidolite e prodotti contenenti crocidolite, tra cui i tubi della rete idrica.
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