Roma, 13 ottobre 2022 - Negli ultimi 50 anni la popolazione di animali selvatici è calata in media del 69% in tutto il mondo. Lo rivela il Living Planet Report 2022 del Wwf, che evidenzia perdite "devastanti" per la natura dovute all'attività umana dal 1970 a oggi. L'organizzazione lancia un appello ai leader mondiali: "Solo un accordo ambizioso potrebbe invertire la perdita di biodiversità e, allo stesso tempo, garantire il sostentamento di miliardi di persone la cui economia dipende direttamente dalla natura".
Una tendenza "estremamente preoccupante"
Il report biennale dell'organizzazione ha un bacino di dati che comprende quasi 32.000 popolazioni di oltre 5.000 specie di vertebrati in tutto il mondo, ed evidenzia una tendenza "estremamente preoccupante": l'abbondanza delle popolazioni di vertebrati sta crollando a un ritmo particolarmente sconcertante. Nelle regioni ricche di biodiversità, come l'America Latina e i Caraibi, il crollo della popolazione animale ha raggiunto addirittura il 94%. Sono state le popolazioni d'acqua dolce a subire il più grande declino di qualsasi gruppo di specie: a livello globale sono diminuite dell'83%.
Le cause
Le cause principali del declino sono molteplici: lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, l'inquinamento, le minacce provenienti dall'agricoltura, la caccia, il bracconaggio, la deforestazione hanno tutti effetti nocivi. Inoltre, se non freniamo il riscaldamento globale (a meno di 2°C, o preferibilmente 1,5°C), è probabile che il cambiamento climatico diventerà il motore principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi.
"Non è solo una questione morale"
La Wwf vede nella Cop15 "un'occasione unica per correggere la rotta per il bene delle persone e del pianeta". La Conferenza vedrà la partecipazione di migliaia di delegati e rappresentanti, nonché ministri dell'Ambiente. L'organizzazione ambientalista chiede ai leader di impegnarsi per un accordo in "stile Parigi", in grado di invertire la tendenza. Il Living Planet Report sostiene che l'aumento degli sforzi di conservazione e ripristino, la produzione e il consumo di cibo in modo più sostenibile e la decarbonizzazione rapida e profonda di tutti i settori possono alleviare la doppia crisi del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità. Il Wwf chiede inoltre ai governi di tenere adeguatamente conto nel processo decisionale del valore dei servizi resi dalla natura, come cibo, medicine e approvvigionamento idrico.
"Stiamo danneggiando il mondo. Noi continuiamo a pensare che il mondo finisca, ma il mondo non finirà, ha capacità adattative incredibile. La vita esiste in ogni modo, sono le specie che rischiano l'estinzione e tra le specie a rischio c'è anche la nostra". Lo afferma il presidente di Wwf Italia, Luciano Di Tizio, alla presentazione del report al Cnel a Roma. "L'unico vantaggio che abbiamo - continua Di Tizio - rispetto alle tigri, ai leoni o ai pesci, che hanno bisogno di noi per salvarsi, noi possiamo farlo da soli ma dobbiamo capire l'urgenza di questo problema e agire".