Giovedì 3 Ottobre 2024
LUCA FIORUCCI
Cronaca

Calunniò Lumumba, il ricorso di Amanda Knox: "Annullatemi la condanna"

Accusò il barista dell’omicidio di Meredith Kercher, trovata senza vita a Perugia il 2 novembre 2007

Amanda Knox

Amanda Knox

Perugia, 19 settembre 2023 – Amanda Knox vuole che la sua condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba venga annullata. E per questo ha fatto ricorso davanti alla Corte di Cassazione. L’udienza è fissata per il 12 ottobre. Amanda Knox, dopo un lungo iter giudiziario che l’aveva vista prima condannata poi assolta quindi nuovamente condannata fino all’assoluzione per l’omicidio di Meredith Kercher, trovata senza vita a Perugia il 2 novembre 2007, è stata condannata per aver accusato dell’omicidio Lumumba che, all’epoca, gestiva un pub dove l’americana lavorava. Agli agenti della mobile aveva raccontato di come Patrick, dopo essersi appartato in camera con Meredith, l’avesse uccisa perché rifiutato. Una ricostruzione poi smentita dalle indagini. Proprio per quella lunga deposizione e per le modalità con le quali era avvenuta, l’Italia era stata condannata per aver violato i diritti di difesa della Knox. In virtù di quella sentenza e di un articolo della riforma Cartabia, l’americana ha avanzato la richiesta.

Il ricorso sarà esaminato, in camera di consiglio e in forma "non partecipata", dalla quinta sezione della Cassazione. Questa potrà respingere il ricorso, revocare la sentenza di condanna a o disporre un nuovo processo a Perugia. Possibilità ritenuta molto remota dai legali di Knox. Anche sulla base della sentenza della Cassazione che ha assolto lei e Raffaele Sollecito dall’accusa di omicidio. Alla richiesta si oppone Lumumba con il suo difensore, l’avvocato Carlo Pacelli. "La calunnia è stata confermata in tutte le sentenze – spiega l’avvocato – le dichiarazioni di Amanda nei confronti di Patrick che hanno determinato la calunnia stessa, sono avvenute in un momento della deposizione diverso da quello oggetto della condanna della Corte europea, per questo riteniamo che quanto stabilito dalle sentenze sia un punto fermo".