Roma, 6 febbraio 2025 – La Corte penale internazionale dell'Aja ha avviato un fascicolo di indagine sull'operato del governo italiano per “ostacolo all'amministrazione della giustizia ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma” in relazione alla vicenda del generale Almasri. Lo scrive il quotidiano Avvenire nella pagina online. Nella denuncia ricevuta dall'Ufficio del Procuratore, che l'ha trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, sono indicati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.
L'atto finito all'attenzione dei giudici è stato trasmesso dai legali di un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito dal generale libico, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia.
Nella denuncia di 23 pagine, il richiedente asilo, un cittadino sudanese del Darfur con lo status di rifugiato in Francia, sostiene che sua moglie, lui stesso e innumerevoli membri del gruppo di cui fa parte sono stati vittime di numerosi e continui crimini.
"Nel 2019 l'uomo – si legge nell'articolo di Avvenire – aveva presentato una comunicazione all'Ufficio del Procuratore fornendo ‘un'ampia serie di prove’ che a suo dire implicavano responsabilità di alti funzionari dell'Ue e dell'Italia, tra cui ex primi ministri e ministri italiani per avere favorito il compimento di crimini contro i diritti umani in Libia”.
La sua testimonianza è tra quelle contenute nell'atto d'accusa allegato al mandato di cattura per l'ufficiale libico accusato di crimini di guerra e crimini contro i diritti umani. Nell'atto di denuncia, secondo quanto scrive il quotidiano, ci sarebbero anche delle imprecisioni come l'indicazione della permanenza del generale libico "in Italia per 12 giorni”.
In realtà Almasri era stato precedentemente in altri Paesi Ue ed è rimasto in Italia dal 18 al 22 gennaio, quando è stato poi rilasciato su ordine della Corte d'appello di Roma e riportato a Tripoli con un volo dei servizi segreti italiani.
I legali del rifugiato stanno preparando integrazioni alla prima denuncia dopo avere ricevuto la conferma di acquisizione da parte della procura. "Secondo l'accusa – si afferma nell'articolo –, nella quale Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come ‘sospettati’, i rappresentanti del governo italiano non hanno provveduto a consegnare il generale Almasri alla Corte penale internazionale: “Hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”.
In particolare viene citato l'articolo 70 dello Statuto di Roma che disciplina i provvedimenti contro chi ostacola la giustizia internazionale. Secondo la norma “la Corte eserciterà la propria giurisdizione” su una vasta serie di reati, tra cui "ostacolare o intralciare la libera presenza o testimonianza di un teste”.
Sul caso Almasri la Corte penale internazionale indaga sull'operato del governo? "Credo che ormai a questo mondo tutti indagano un po' su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana, o meglio, postulo la giustizia divina perché quella umana spesso è fallibile. Accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va". Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari.
"No comment sulla corte penale internazionale, ho già molto riserve sul comportamento della corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla corte, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. L'atto inviato all'Italia era nullo, condivido al 100% quello che ha detto il ministro Nordio". Lo ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla luce della decisione della corte di avviare un fascicolo di indagine sull'Italia per il caso Almasri.
Non è sorpreso dell’indagine del tribunale dell’Aia il leader del M5S Giuseppe Conte che accusa il governo di essersi “reso responsabile di aver sottratto alla giustizia internazionale un criminale, un boia, uno stupratore di bambini sul quale pendeva un mandato d'arresto. E il ministro Nordio e il governo italiano dovevano dare solo seguito al mandato. Tutte quelle cavolate che abbiamo sentito da Nordio non stanno nè in cielo nè in terra giuridicamente. Non aspettava a lui fare il giudice assolutore di Almasri quindi il governo ne risponderà alla Corte penale internazionale", afferma Conte.