Giovedì 21 Novembre 2024
Luca Bolognini
Cronaca

Alluvioni, l’esperta di gestione delle crisi: “Serve un pronto soccorso psicologico”

La psicologa: “Quando un territorio viene stravolto, le persone possono sentirsi disorientate, come se avessero perso una parte di sé. Ansia e stress vanno trattati subito o possono degenerare in disturbi più gravi”

Bologna, 22 Ottobre 2024. I danni di un’alluvione, come quella che ha colpito Bologna e l’Emilia-Romagna nei giorni scorsi, non sono solo quelli che si vedono. E quando i ricordi di una vita e il senso di sicurezza vengono spazzati via, in molti – anche tra i soccorritori – hanno bisogno di quello che gli esperti definiscono come pronto soccorso psicologico. “Quando accade un evento potenzialmente traumatico – spiega la psicologa Katuscia Giordano, esperta in gestione delle crisi – è importante intervenire subito per offrire un sostegno emotivo immediato. Ad esempio, si può fornire un supporto psicologico per aiutare chi è in difficoltà a sentirsi più calmo e sicuro. Questo è ciò che chiamiamo pronto soccorso psicologico. Oppure si organizzano incontri di gruppo poco dopo l'evento, dove le persone possono parlare e condividere le loro esperienze per ridurre l'impatto emotivo. In seguito, si può fare un confronto più approfondito, per aiutare a elaborare l’accaduto”.

La psicologa Katuscia Giordano
La psicologa Katuscia Giordano

Questo per quanto riguarda il breve termine. E dopo?

“È necessario un supporto continuativo a lungo termine, poiché le conseguenze psicologiche di una crisi possono emergere anche dopo diversi mesi, richiedendo un'assistenza duratura per favorire un pieno recupero e intercettare quelle situazioni che possono essersi cronicizzate o acutizzate”.

ALMENO TREMILA SFOLLATI DOPO L'ALLUVIONE IN EMILIA ROMAGNA
Volontari e volontarie ripuliscono le case sommerse dal fango durante i lavori di recupero (Ansa)

Qual è l’impatto di un’alluvione da un punto di vista psicologico?

“Il territorio rappresenta una componente fondamentale del nostro senso di appartenenza e sicurezza. Quando viene stravolto, con fiumi che invadono spazi di vita fino a quel momento considerati sicuri e strade che franano, creando non solo interruzioni fisiche ma anche relazionali, le persone possono sentirsi disorientate, come se avessero perso una parte di sé. Si può sperimentare una vera e propria sensazione di lutto per i luoghi e i ricordi che vi sono legati”.

E le conseguenze quali sono?

“Ansia, difficoltà di concentrazione, insonnia e irritabilità. Queste manifestazioni possono essere comuni sia tra chi ha vissuto direttamente l'evento critico che tra i soccorritori. Anche chi non è stato direttamente coinvolto può sperimentare paura e senso di impotenza, a causa della vicinanza all'evento o dell'esposizione mediatica. Quando questi sintomi si protraggono nel tempo, possono evolvere in condizioni più gravi, come il disturbo da stress post-traumatico, che richiede un intervento psicologico mirato e tempestivo”.

I giovani sono più segnati da questi eventi traumatici?

“Gli adulti, grazie alla loro esperienza, hanno già sviluppato delle strategie per gestire lo stress e le difficoltà. I giovani, invece, anche se non hanno ancora questa esperienza, spesso compensano con una grande speranza nel futuro e un forte senso di solidarietà, che li spinge a unirsi e a sostenersi a vicenda nei momenti difficili. Tuttavia, il susseguirsi di eventi critici come la pandemia, la guerra e le recenti alluvioni può lasciare segni profondi. È cruciale che continuino a sviluppare competenze emotive e di problem-solving, ma è altrettanto importante prestare attenzione a segnali di ritiro sociale, rabbia o disagio emotivo. Il fatto che molti giovani oggi esprimano apertamente il loro disagio è un segnale positivo: questo permette di intercettare il malessere e intervenire. Rispetto al passato stiamo assistendo a una generazione che sta acquisendo maggiore consapevolezza dell'importanza di prendersi cura della propria salute emotiva”.

E i bambini?

“È fondamentale parlare con loro in modo adeguato, spiegando cosa sta succedendo in termini semplici e chiari, senza lasciare spazio a fraintendimenti o paure immaginate. Dobbiamo rassicurarli e far capire loro che è normale sentirsi spaventati e, soprattutto, trasmettere loro la sicurezza che ci sono adulti che si stanno prendendo cura della situazione”.