Martedì 16 Luglio 2024
GIGI PAOLI
Cronaca

I nuovi angeli del fango, altroché bamboccioni: via gli smartphone, sotto con pale e stivali. “Non chiamateci eroi”

Come nel ’66 a Firenze, centinaia di giovani rimuovono acqua e fango. Altro che generazioni di fannulloni. "Per noi è normale essere qui ad aiutare"

Firenze, 6 novembre 2023 – È la rivincita della generazione TikTok. È la ripartenza degli ’sdraiati’, il termine che Michele Serra usò come titolo di un suo celebre libro, bollando un’intera generazione definita a vario titolo – come si dice nella cronaca giudiziaria quando si parla di più ipotesi di reato – molle, fannullona, vagabonda, disimpegnata, assente, appunto sdraiata sul divano, quello di casa dei genitori possibilmente.

Boomer

Parola di noi boomer, però, che più siamo certi di avere ragione, tanto più finiamo accecati da una miope presunzione generazionale. Una generazione, la nostra, che ha sbagliato i tempi e i modi dei suoi vent’anni, figuriamoci se ha titolo per dare lezioni ai ventenni di oggi. E infatti – fedeli al sacrosanto principio per cui chi sa fa (loro) e chi non sa spiega (noi, i boomer ) – un’intera generazione di ragazzi ha fatto quello che noi padri e madri credevamo impossibile: hanno tolto dall’altare il telefonino, presunta monolitica divinità, e hanno preso in mano una vanga. O meglio: hanno messo il telefonino nella mano meno importante, o nella tasca dei jeans, e sono scesi in strada con l’arma più forte di tutte, la gioventù.

Pertini

I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo: lo diceva Sandro Pertini nel 1978, più o meno il Pleistocene, e forse solo ora capiamo davvero quanto avesse ragione. Ed è vero che la retorica degli ’Angeli del fango’ di queste ore è insopportabile, anche per i ragazzi stessi: "Io non sono un Angelo, sono un ragazzo normale, siete voi che pensate male di noi", dice Luca, 21 anni, pieno di fango fino alle orecchie, ma che ha mollato Playstation e chiacchiere e ora è qui, nella sua strada di Campi, assieme agli amici di sempre che spalano da due giorni per liberare la casa che è anche del nonno. Perché è sì il nonno di Luca, che ora lo guarda orgoglioso, ma è come se fosse il nonno di tutti.

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Le voci

Lo so, fa molto Dumas e Tre Moschettieri, uno per tutti e tutti per uno, ma pare proprio così. "Io l’ho vista l’alluvione del ’66, sa? – dice il nonno, che si chiama Enzo e non vuole dire quanti anni abbia –. Gliel’ho anche raccontato cosa ci successe. Ora lo sa anche lui. E gli fa bene saperlo. Ma sapevo che si sarebbe comportato così, lui e i suoi amici. Son tutti bravi ragazzi". In fondo, sì, lo sono. "No, non in fondo – corregge –. Lo sono anche insù ". Chiacchiere? Eccezioni? Affatto. Basta vedere il web: i social sono pieni di foto di ragazzi e ragazze che si abbracciano, sorridono, sporchi di fango, con gli stivali e i guanti sudici, ma con l’anima bella e pulita.

Come nel ‘66

Come nel ’66? No, più del ’66. Perché questa generazione ha davvero pagato lo scotto di essere considerata una banda di fannulloni: il lavoro c’è, si sente dire, ma sono loro che non hanno voglia di faticare. E invece no, quella voglia c’è eccome: il discrimine è che la causa sia giusta. E se è giusta, si mette anche le mani nel fango. E per il lavoro è uguale: le aziende non trovano dipendenti? Li troverebbero, solo se alzassero gli stipendi, che in Italia sono i più bassi d’Europa. Facile offrire paghe da fame e poi piangere che i giovani sono fannulloni: non lo sono, affatto. Anzi, son più furbi, svegli, intelligenti, e hanno capito che, a farsi sfruttare da ragazzi, ci hanno già pensato i loro genitori. Noi.

Da Londra

E c’è anche chi arriva da molto più lontano. Tipo Brian, nato qui da genitori cinesi e che ha deciso subito di tornare da Londra, dove fa l’università, per dare una mano: "Non potevo non farlo", dice come se fosse la cosa più naturale del mondo. E forse lo è. O forse siamo noi che pensavamo troppo male di loro. Che non sono sdraiati o decerebrati solo perché si divertono con i social network. Sono solo altro, forse meglio. E allora li guardi, sporchi e felici, e vedi che immagini identiche sono datate 1966, senza verbosa retorica ma con una naturalezza disarmante. E allora la forza dei giovani è la stessa, che sia 1966 o 2023. Siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle. Loro, almeno, ci provano.