Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONIO TROISE
Cronaca

Alluvione in Toscana, il ministro Musumeci: “Parola d’ordine prevenire. Pronto un ddl contro il dissesto idrogeologico”

Il ministro della Protezione Civile: “In Italia abbiamo una ‘tara antropologica’. Non siamo un Paese adatto alla prevenzione. Bisogna educare sin da piccoli alle emergenze, come avviene in Giappone”

Roma, 5 novembre 2023 – “Prevenire, prevenire e prevenire. Sempre meglio che ricostruire, ricostruire, ricostruire”. Il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, non nasconde il dolore per la tragedia Toscana. Ma nell’intervista a Qn insiste soprattutto su un concetto: in Italia siamo stati sempre più orientati a ricostruire che a prevenire.

Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare
Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare

"Come ha sostenuto Gabriella Gribaudi, una delle più note sociologhe italiane, prevenire non porta consensi, invece realizzare un’opera dopo una tragedia può portare tantissimi voti. Una mentalità distorta che dobbiamo cambiare”.

Cosa si può e si deve fare per evitare tragedie come quella che ha colpito la Toscana?

"C’è una premessa da fare. Il rischio zero non esiste, la natura è superiore a qualsiasi forza. L’uomo, però, può ridurne gli effetti. E per farlo servono due tipi di interventi. Tutti e due preventivi. Da una parte l’intervento strutturale, dotando il territorio fragile delle infrastrutture necessarie per fronteggiare i rischi: bacini di laminazione, consolidamento degli argini, periodica pulitura degli alvei di fiumi e torrenti, anche se asciutti. Ed una pianificazione urbanistica che non faccia costruire nei pressi di un’asta fluviale. L’altro tipo di prevenzione, non strutturale, consiste nel pieno coinvolgimento delle comunità. In Giappone, fin da bambini, si viene educati alle buone pratiche comportamentali in caso di terremoto. In Italia, se parliamo di evacuazione anche in piena calamità, molti si rifiutano di lasciare la propria casa. Una “tara antropologica” –  chiamiamola così –  che riguarda tutti. L’Italia non è un Paese adatto alla prevenzione”.

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Eppure, gran parte del territorio è a rischio alluvioni.

"Non si può dire che l’ultima calamità che ha coinvolto la Toscana sia un fatto inedito. Nel Bisezio altre tre volte il territorio è stato devastato dall’alluvione negli ultimi cento anni. La domanda che mi pongo è: che cosa si è fatto, dopo le alluvioni, per evitare il ripetersi di simili tragedie. Non mi illudo sulla risposta”.

La sensazione è che siamo bravi soprattutto nella fase emergenziale, come si è visto anche in questi ultimi giorni.

"La nostra protezione civile, costruita nelle fasi emergenziali, è fra le migliori al mondo. Ma la stessa parola ‘protezione’ significa mettere al sicuro persone o beni esposti a rischi. Non credo che si sia mai fatto in Italia. L’obiettivo mio è non solo quello di consolidare l’intervento emergenziale ma di affidare al Sistema nazionale di protezione civile anche il compito della previsione e della prevenzione del rischio, anche strutturale”.

Il governo ha già piano?

"La volontà del Presidente del consiglio è mettere in sicurezza il territorio. Stiamo lavorando per modificare il codice di Protezione civile, varato nel gennaio del 2018, prevedendo maggiori competenze sul fronte della prevenzione. Uno dei problemi sta nella frammentazione dei poteri, troppi enti che si occupano delle stesse cose”.

Cosa pensate di fare?

"Abbiamo già predisposto, in materia di calamità, un disegno di legge per fare ordine nella fase della ricostruzione. Avremo un modello unico e omogeneo, che distribuisce le responsabilità, fissa tempi e snellisce le procedure. Stiamo poi lavorando a un ulteriore ddl, quasi pronto, di contrasto al dissesto idrogeologico. Anche qui semplificazione e competenze molto più concentrate. L’ultimo tema è quello della mitigazione del rischio sismico. Il 70% del nostro territorio è soggetto a terremoti. Ma ogni volta, dopo aver pianto i morti, ci giriamo dall’altro parte e dimentichiamo. Non è possibile! Serve un soggetto unico che definisca con le Regioni un piano di interventi antisismici, nel costruito pubblico e privato. E, dall’altra parte, occorre far partire una campagna di comunicazione che spieghi, senza reticenze e omissioni, la eventuale condizione di rischio e fornisca ai cittadini gli strumenti necessari per adottare comportamenti conseguenti. Cose da fare in tempo di pace. Dobbiamo recuperare 70 anni di disordinata produzione legislativa. Mi conforta l’idea che il Presidente del Consiglio ponga priorità a questo tema nella sua agenda di governo”. Ma con quali risorse?

"A parte le risorse già distribuite nell’ultimo decennio e non spese, d’intesa con il ministro Fitto abbiamo messo a disposizione delle Regioni 800 milioni del Pnrr per interventi contro il dissesto. Abbiamo scritto ai presidenti per chiedere se le loro strutture sono nelle condizioni di progettare, fare le gare, aprire i cantieri e realizzare le opere entro giugno 2026. Altri 150 milioni circa sono stati stanziati, d’intesa con l’Interno, per i Comuni inferiori ai 5000 abitanti, sempre con lo stesso obiettivo. E con piacevole sopresa, sono arrivate migliaia di adesioni”.

E la Toscana?

"Stiamo intervenendo in questa fase con il Fondo delle emergenze nazionali ed abbiamo erogato i primi 5 milioni, per gli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione e la rimozione dei fanghi. Ora aspettiamo un rapporto più dettagliato da parte della Regione sull’entità dei danni. Il dipartimento disporrà i sopralluoghi ed anche qui lo Stato farà sua parte. Ma mi chiedo: perchè l’Italia rimane uno dei pochi Paesi in Europa in cui la ricostruzione deve essere a totale carico del denaro pubblico? Perchè non è stato mai introdotto il principio dell’assicurazione per i beni immobili che si trovano in territori particolarmente vulnerabili?”. 

Andrete in questa direzione?

"Voglio essere chiaro. E’ giusto che lo Stato intervenga e sia presente, ma crediamo sia giusto che il cittadino proprietario faccia la propria parte. E’ un tema che abbiamo posto al Cdm e al Mef si sta lavorando in un’apposita commissione per esaminare tutti gli aspetti della questione. Crediamo che sia giusto, con gradualità, procedere in questa direzione. Anche questa è prevenzione”.

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