Roma, 26 ottobre 2024 - Ma che impatto hanno le alluvioni ad esempio sugli ecosistemi fluviali? Possono favorire ad esempio l’arrivo di specie aliene invasive? Possono portare stravolgimenti nella fauna ittica?
Simone D’Acunto, direttore del Cestha - Centro sperimentale per la tutela degli habitat, con sede nel vecchio mercato del pesce a Marina di Ravenna - è prudente.
Prima di tutto fa una premessa. “La nostra attività si concentra sugli ambienti di transizione. Quelli cioè dove si incontrano due habitat, come le lagune costiere. La natura è perfetta, ha questi spazi in grado di sopportare i cambiamenti. Habitat che hanno già attraversato questi fenomeni”.
Allarme specie aliene invasive
Il cambiamento climatico, spiega il direttore, “sta accelerando i fenomeni. L’alluvione, ed è bene precisarlo, è solo un aspetto. Perché ci ricordiamo tutti del Po in condizioni di estrema siccità".
Ma c’è un precedente interessante. “Dopo l’alluvione di maggio, ad esempio, in alcune lagune si sono create le condizioni ideali per il granchio blu, che quindi si è concentrato in alcune zone, perché ha trovato una situazione che si adattava meglio al lorallarmeo modo di vivere. Probabilmente l’alluvione ha abbassato la salinità, portando acqua dolce e creando quindi un habitat più simile al paese d’origine di questa specie aliena invasiva, che è l’America”.
Dai granchi blu ai gamberi della Lousiana
In generale, ricorda il direttore del centro Cestha, “c’è sicuramente un allarme. I cambiamenti climatici rischiano di creare modificazioni legate anche alla crescita delle temperature. Tra le specie aliene che possono essere favorite c’è sicuramente il gambero della Lousiana, che è presente da tempo nel nostro paese ma potrebbe veder aumentare la sua presenza anche nei ruscelli delle nostre colline. Ma la previsioni sono molto difficili. Sicuramente, la scienza monitora l’ingresso di nuove specie”.
“La nutria? Non ne risente”
L’alieno che invece non sembra risentire affatto di questi sconvolgimenti è la nutria, “la sua invasione - ricorda il direttore - non è legata al cambiamento climatico ma agli abbandoni da allevamenti, questo è stato ricostruito con chiarezza”.
Piero Genovesi nel suo libro Specie aliene ne ricostruisce la storia, ricordando che “in Italia la nutria divenne famosa alla fine degli anni 20 del secolo scorso con il nome di ‘castorino’ e i primi rilasci in natura avvennero attorno agli anni ‘60 lungo l’Armo e in Val Padana”. Il resto è storia (e conta dei danni).