Bologna, 18 maggio 2023 – Non c’è un giorno dopo sotto questo cielo di pietra. Non piove più, ma l’Emilia-Romagna affoga, allo stremo. Neanche il tempo di guardarsi indietro, intorno, alle città sepolte da acqua e fango, alle case perdute, alle campagne inondate, ai ricordi annegati e agli affetti spezzati.
Neanche il tempo di piangere le vittime di una notte nera d’Apocalisse, che come un rosario scandiscono le ore di un giorno infinito: sono nove (sette uomini e due donne) tra le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna, ma nessuno sa se il conto di questa terra con la morte sia chiuso una volta per tutte. Ci sono ancora dispersi, e migliaia e migliaia tra sfollati ed evacuati, circa 33mila (e si va verso i 40mila), oltre 22mila solo nel Ravennate, oltre tremila nel Bolognese, migliaia a Forlì e Cesena, "ma il numero è in continua crescita", ha ammesso ieri anche il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Incalcolabile, mentre si continuano per tutta la giornata a evacuare quartieri e sgombrare frazioni e borghi dalle campagne fino alle terre ferite dell’Appennino squarciato da oltre 280 frane (120 di particolare pericolosità) in 58 Comuni. Cinquantamila famiglie sono senza corrente elettrica. E non è ancora finita, no.
L’allerta senza fine
Non bastano i picchi di 300 millimetri di pioggia ("l’acqua di mezzo anno", secondo Musumeci) caduti in 48 ore nel Forlivese, tra 150 e 200 nel Bolognese o sulla pianura cesenate fino alla costa romagnola scossa dall’Adriatico in burrasca. Non bastano argini sbriciolati, ponti e strade spazzati via dalle piene di fiumane torbide di fango. Davanti c’è un altro giorno di allerta rossa, fino alla mezzanotte, altre 24 ore con il fiato sospeso e l’acqua alla gola in gran parte della regione, soprattutto nel territorio bolognese e in Romagna. Non pioverà, secondo l’Arpae, ma nuove ondate di piena dovranno passare ancora dai bacini romagnoli e dagli affluenti del Reno. Non c’è pace.
"Mettetevi al sicuro”
“State in casa ai piani alti, mettetevi al sicuro, non vi spostate. Verranno a prendervi i soccorritori", ripetono sindaci e autorità. I messaggi passano ovunque, dai social fino alle chiamate automatiche di allerta al telefono (per chi ancora ce l’ha), oltre 40mila solo nel territorio di Ravenna. Destinatari anziani smarriti, i panni e un tozzo di pane infilati in fretta nei sacchetti della spesa prima di lasciare le case seppellite dall’acqua; mamme e papà al buio sui tetti con i bambini in braccio infagottati nelle coperte di lana, gli occhi gonfi senza più lacrime. E la marea di sfollati sui lettini di palestre e palazzetti, silenzio, volti impietriti, poche cose ma la vita con sé. "Per il resto abbiamo perso tutto". "Siamo di fronte a un altro terremoto, la realtà ha superato le peggiori previsioni", ha ammesso il governatore Stefano Bonaccini.
La mappa del disastro
È un disastro. Peggio, molto peggio di quello che è accaduto appena una settimana fa. Dal Savio fino a Montone, Lamone, Senio e Idice, sono almeno ventitré i fiumi e torrenti che hanno rotto o varcato gli argini anche in più punti (almeno cinquanta le esondazioni), quasi tutti gli altri hanno superato il livello tre di allerta, il massimo del rischio. E ci sono 41 Comuni sott’acqua, 400 strade interrotte. "La situazione è apocalittica, speriamo di salvare persone, abbiamo acqua ovunque", sospira il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa. La zona dove la situazione è più critica è quella di Faenza e la bassa Romagna, Sant’Agata, Castel Bolognese e Solarolo, ma tutti i diciotto Comuni del Ravennate sono sommersi dall’acqua, molti irraggiungibili. A Forlì interi quartieri (Romiti, Schiavonia, San Benedetto, Roncadelle e Cava) sono stati travolti dalla piena del Montone, che ieri mattina ha invaso anche l’A14, bloccando migliaia di automobilisti; centinaia di vie allagate e black out elettrici. "È la fine del mondo. La città è in ginocchio, devastata e dolorante", ha scritto in un post il sindaco Gianluca Zattini. A Cesena si teme una nuova esondazione del Savio, a Cesenatico è stata disposta l’evacuazione delle case lungo il torrente Pisciatello, mentre a Molinella (Bologna) è venuto giù il ponte della Motta ed è stata evacuata la frazione di San Martino in Argine. Dalla collina all’Appennino ci sono frane ovunque, a Casalfiumanese, Pianoro, Modigliana e fino alla provincia di Rimini. Al lavoro per gestire emergenza e sfollati oltre 600 tra vigili del fuoco, forze dell’ordine e Croce Rossa, l’esercito è a disposizione, più di 1.200 volontari, e tanti ne stanno arrivando da ogni parte d’Italia.
Si muove il governo
Per martedì è convocato il consiglio dei ministri, fa sapere Palazzo Chigi, all’ordine del giorno misure per fronteggiare l’emergenza, sarà il decreto Emilia-Romagna sul modello dei provvedimenti presi per Ischia. "Stanzieremo altri 20 milioni per l’alluvione, per fare fronte alle spese di somma urgenza e per il ripristino della viabilità – ha annunciato Musumeci –, e porterò lo schema di delibera per estendere gli effetti dello stato di emergenza anche alla provincia di Rimini, che si aggiunge così ai territori di Reggio, Modena, Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena". Non c’è tempo da perdere, è già un altro giorno.