OCCORRE conoscere un poco il genovesissimo Bisagno per «illuminarsi» sui suoi periodici straripamenti. Per la maggior parte dell’anno il torrente scorre semiaddormentato. Raccoglie pigramente gli scoli dei suoi magri affluenti e di qualche rivoletto «tombato», come si dice dei rigagnoli che fan disturbo alle urbanizzazioni (legittime?) sulle sponde dell’ormai celebre rivo acquoreo di Genova. Lungo l’anno, nell’alveo sitibondo del Bisagno, cresce una flora amazzonica, che conferisce rigoglio al paesaggio. Dalle spallette si contemplano distese di arbusti fitti e qualche albero gagliardo; ma anche corpose discariche di ristrutturazioni e scarti della nostra civiltà: frigoriferi, lavatrici, televisori… Una carcassa di lambretta… L’alveo si colma di rifiuti. E se non piove...
A GENOVA sembra non esistere un magistrato delle acque che si preoccupi di controllare e ripulire il letto del nevrotico torrente. D'altra parte il Bisagno è indifferente all'incuria. Poi, come succede alle persone pazienti, a causa di non previsti accadimenti come un nubifragio che scarichi pioggia sulle colline, gonfiando rigagnoli, fiumiciattoli e «affluenti», perdendo la pazienza, il Bisagno, ingombro di vegetazione e rumenta, con l'improvvisa indigestione d'acqua si gonfia ed esce dagli argini. E va da tutte le parti: strade, piazze, negozi, scantinati
CIÒ CHE è accaduto la notte scorsa. Come già il 10 ottobre 1970 (potenza delle coincidenze), come già il 23 ottobre 2011. Per ricordarci le alluvioni più tragiche. Con più morti. E come sempre, nell'ira funesta delle vittime dalla fangosa melma che il Bisagno scodella in città, e che dilaga, anche oggi si cerca coralmente il colpevole. Di chi la colpa del disastro? Certo, l'incuria dei pubblici reggitori che non si preoccupano di curare l'alveo, la malagrazia dei cittadini che scaricano nel torrente ogni sosta di rifiuto. I genovesi oggi sono furiosi. Più tardi si limiteranno al ron-ron del mugugno. Ma chi osa ricordare il biblico iter politico-burocratico di una canale scolmatore, progettato e iniziato da oltre quarant'anni e ovviamente mai concluso che, nel caso di piene, farebbe defluire l'onda gonfia del torrente in mare, poco lontano dalla naturale foce del Bisagno? Insomma una valvola di sicurezza per evitare lo straripamento del nevrotico torrente che periodicamente alluviona Genova. Mai più inondazioni.
COME a ogni catastrofe le polemiche s'accendono. L'Ente Regione (l'indignato presidente) farfuglia enigmatici messaggi. Il Comune (il sindaco), dall'aspetto di un pugile suonato, dichiara la sua impreparazione in tema metereologico. «Non si potevano immaginare precipitazioni come quelle di questi giorni». «L'ufficio meteorologico non ha previsto le bombe' d'acqua. E per questo non si è potuta dare l'allerta». La via di fuga in un altrove. Dove l'oblio stempera ogni incuria e ogni malestro. Fino alla prossima alluvione.