
Per tutto oggi l’Emilia Romagna sarà colpita da piogge d’intensità non prevedibile
Si chiude tutto, di nuovo. E si evacua, ancora una volta. Bologna e provincia ripiombano nell’incubo alluvione dell’autunno scorso, trascinando con loro anche parte della Romagna che il suo tributo di lacrime e fango lo ha pagato più volte negli ultimi due anni. Per tutta la giornata di oggi è allerta rossa per rischio idrogeologico nel Bolognese e in parte del Ravennate e Ferrarese, mentre nella restante porzione della regione il grado di pericolo non scolorisce più dell’arancione. "Il sistema di Protezione Civile è in campo per fronteggiare un’ondata di maltempo importante", così il presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale.
Sulla regione è attesa fin dalle prime ore del giorno una vasta area di bassa pressione con precipitazioni, che interessa anche Toscana e Nord-Est Italia, Veneto in particolare, con estensione su Marche, Lazio, Campania settentrionale e zone interne di Molise e Abruzzo. Bacino del Reno e Lamone sorvegliati speciali, ma anche Secchia, Panaro e altri fiumi in Romagna. Piogge – di portata e durata non facilmente prevedibile – e venti di burrasca che si inseriscono in un quadro già compromesso, pronto a cedere, come a orologeria, nelle ormai collaudate stagioni di passaggio. I terreni sono madidi, spugne intrise incapaci anche solo di accogliere le semine come denunciava solo 48 ore prima Confagricoltura Emilia-Romagna. E le immagini spettacolari dell’ennesima tracimazione della diga di Ridracoli, di mercoledì, sono la prova provata di un inverno tutt’altro che siccitoso. Dopo tutto, lo ha certificato Arpae, il 2024 è stato l’anno più piovoso dal 1961.
Ieri, all’ora di pranzo, il bollettino dell’Agenzia emiliano-romagnola di protezione civile è stata la prima tessera caduta del domino. La Regione ha invitato i Comuni a emanare ordinanze di chiusura precauzionale delle scuole di ogni ordine e grado e la sospensione delle attività sportive, oltre allo stop di mercati, cimiteri, parchi. Nel Bolognese la maggior parte ha aderito a ruota, ma non in modo totale e in altre città, come Ravenna, sono stati chiusi solo alcuni ordini scolastici. Una situazione a macchia di leopardo che ha innescato confusione nella popolazione e proteste. Ma la vera goccia è arrivata con i primi ordini di evacuazione dei piani interrati, seminterrati e dei piani terra. A Bologna, nella zona stadio e primi colli già interessati a ottobre dal collasso del sistema di canali tombati su cui si erge la Dotta, alcuni letteralmente esplosi. Poi a San Lazzaro e Pianoro, soprattutto in Val di Zena. Tutte zone che l’esperienza acquisita negli ultimi due anni ha indicato a rischio quasi certo di alluvione. Ma a tremare, nel Bolognese e oltre, ci sono anche quelle aree che hanno pagato lo scotto di fiumi incapaci di gestire in alveo portate sopra soglia, per tempi prolungati. A Castel Bolognese, ad esempio, il Comune ha già attrezzato il palazzetto con 200 posti letto: sono pronti a tutto. I Comuni hanno attivato i loro centri operativi, alcuni ieri avevano già chiuso strade e rispetto alla gestione della prima ora del 2023 i telefonini dei cittadini iscritti ai canali d’allerta delle amministrazioni hanno iniziato a riempirsi di chat d’avviso e comunicazioni.
Anche in Toscana le scuole resteranno chiuse in molti comuni, a cominciare da Firenze, dove restano off-limits anche parchi e giardini.