Roma, 18 marzo 2025 – La crisi nei rapporti tra Europa e Stati Uniti è un tema attuale, ma la loro storica alleanza rimane insostituibile. La vera sfida consiste nel rinnovare questa partnership per affrontare le minacce globali poste da un blocco di Paesi, in prevalenza autocratici, che mettono in discussione la leadership occidentale.
L’invasione dell’Ucraina ha evidenziato le fragilità dell’Occidente. Gli Usa hanno a lungo basato la loro influenza sul potere del dollaro e sulla superiorità militare, mentre l’Europa ha delegato la propria sicurezza agli alleati d’oltreoceano, intrecciando al contempo relazioni commerciali spesso sbilanciate e incaute.

Una rinnovata Alleanza atlantica deve superare i limiti del passato, garantendo vantaggi e responsabilità reciproci per affrontare con efficacia le sfide contemporanee. Il Regno Unito, con Canada, Australia e Nuova Zelanda, collabora con i principali Paesi europei per garantire la sicurezza dell’Ucraina e rafforzare la difesa del continente. Questa iniziativa offre supporto a governi europei come quello italiano, spesso ostacolati da forze filo-russe interne e opposizioni che frenano l’evoluzione dell’Europa unita nella difesa e nella diplomazia.

Giorgia Meloni non ha motivo di diffidare di un percorso che rassicura l’opinione pubblica americana, dimostrando un cambiamento significativo rispetto al clima di pochi mesi fa. Tuttavia, il vero problema resta il populismo, alimentato dalla frattura tra classi dirigenti e cittadini. Su questa divisione hanno fatto leva Russia e Cina, utilizzando i social media per destabilizzare le democrazie occidentali, sostenere movimenti anti-europei e minare la stabilità dei governi.
Ignorare questi aspetti nel dibattito sull’Europa federale e sulla difesa comune significa condannarsi all’immobilismo. Meloni dovrebbe rafforzare, anziché ostacolare, il sostegno alle iniziative anglo-europee, come ha fatto dall’inizio dell’aggressione russa. Inoltre, dovrebbe promuovere in Italia un dialogo con le forze europeiste per contrastare le spinte contrarie che minano l’affidabilità del Paese e il suo futuro in un’Europa federale autorevole e forte.