Giovedì 21 Novembre 2024
BEPPE BONI
Cronaca

Allarme terrorismo in Italia, il web passato ai raggi X. L’ex agente segreto: "Il pericolo? I cani sciolti"

Il Comitato per l’ordine e la sicurezza vara controlli a campione nei luoghi affollati. Mancini, una vita da 007: i sospetti vanno bloccati prima che entrino nel nostro Paese

Marco Mancini, nome in codice Scotti, ex agente segreto

Marco Mancini, nome in codice Scotti, ex agente segreto

Roma, 25 marzo 2024 – Monitoraggio sul web per intercettare progetti ostili e la propaganda che stimola la radicalizzazione. Controlli elevati al massimo, con ispezioni a campione, sui luoghi di aggregazione – le cerimonie religiose dei prossimi giorni per la Pasqua in primo piano – concerti, manifestazioni sportive o di altra natura che richiamano folle, oltre che sugli obiettivi sensibili, stazioni e aeroporti. Dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, riconvocato al Viminale 4 giorni dopo la precedente riunione dal ministro Matteo Piantedosi in seguito all’attacco terroristico a Mosca, arrivano le indicazioni per aggiornare le misure di prevenzione già in atto alla luce delle nuove, possibili, minacce. Nella riunione, cui hanno partecipato i vertici dell’intelligence e di polizia, è emerso che al momento non ci sono evidenze di progetti terroristici da compiere. Resta l’allerta per ’lupi solitari’.

Chi conosce i meccanismi, la mentalità e le sfumature del terrorismo islamico e mediorientale è Marco Mancini, nome in codice Scotti, già capo del controspionaggio, oggi analista e scrittore. Nel libro autobiografico ‘Le regole del gioco’ racconta come sventò nel 2004 insieme al suo staff un attentato con autobomba di Al Qaeda che avrebbe dovuto devastare l’ambasciata italiana a Beirut. Poteva essere il nostro 11 settembre.

Alla luce della strage di Mosca ci sono rischi per l’Italia?

"Se pensiamo all’Isis-K, la cellula sunnita che ha agito al teatro Crocus City Hall, direi di no. Però in Europa e in Italia sono già presenti elementi legati all’Isis. E possono colpire in qualsiasi momento".

Un esempio?

"Riavvolgiamo il nastro all’ottobre 2023. In Belgio in uno scontro a fuoco con la polizia rimase ucciso a Schaerbeek un terrorista legato all’Isis, Abdesalem Lassoued. Aveva assassinato due turisti svedesi. Nel 2011 era arrivato con un barchino a Lampedusa, si era spinto fino in Svezia, aveva soggiornato pare a Bologna poi a Bruxelles".

Morale?

"Non dobbiamo temere i terroristi di Khorasan che combattono i russi. Dobbiamo guardarci dal pericolo dei terroristi salafiti, cani sciolti che possono attivarsi da soli e colpire ovunque".

Hanno un comando?

"La centrale terroristica dell’Isis non c’è più. Era Raqqa, in Siria, ma è stata annientata dai bombardamenti russi e americani".

Il Viminale ha alzato il livello di sicurezza.

"Il ministro Matteo Piantedosi ha fatto bene. Ma non è sufficiente. Bisogna individuare gli elementi pericolosi e neutralizzarli prima che arrivino in Italia. Nei Paesi dove trovano riparo prima dell’Europa. È il controspionaggio offensivo che con il mio staff al Sismi abbiamo praticato a lungo".

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Quali sono le aree da tenere più sotto controllo?

"Direi i Balcani, il Medio Oriente, la Libia, tanto per citarne alcuni. L’Intelligence deve agire dove si nasconde il nemico".

Come si opera in aree difficili come il Medio Oriente?

"Il dialogo appartiene alla politica, i servizi segreti devono infiltrare e reclutare fonti sul posto per fermare lì i terroristi. Questo modo di agire va rinforzato".

I migranti sono un problema?

"Rispondo con una domanda. Siamo sicuri che fra i mille clandestini arrivati in Italia negli ultimi dieci giorni non ci sia alcun terrorista? L’islamico ucciso a Bruxelles era arrivato dalla Libia. Circolano troppe persone presenti in contesti terroristici".

L’Intelligence italiana è attrezzata sul piano tecnologico?

"Esiste un’agenzia cyber che è in grado di individuare le aree da cui partono le minacce hacker, ma non l’identità degli autori. L’Italia è forse il Paese più cyberminacciato d’Europa. Pure qui bisogna i disarticolare i terroristi nei Paesi-covo".

Torniamo al fattore umano.

"Non bisogna affidarsi solo all’informatica. I terroristi seri non comunicano in rete. L’errore del Mossad nel non aver previsto l’attacco del 7 ottobre è una lezione per tutti".